The Coltrane Legacy di Alessandra Mura - Slide Sassari

Quando il jazz trasmette il suono dell’anima…

L’appuntamento con il jazz è firmato Tino Tracanna. In uno dei locali più conosciuti della Riviera del Corallo, al Poco Loco, si rinnova ogni anno l’appuntamento con il jazz. Parliamo di Jazz, quello che pochi sanno fare, quel tipo di musica che non si preoccupa dell’aspetto commerciale quanto di quello comunicativo, sperimentale, che non ha bisogno di grandi spiegazioni, ma solo di essere assaporato con la mente, con l’anima e con le vibrazioni.
Il jazz è ospite d’onore al Poco Loco, che rinnova l’appuntamento stagionale ospitando un musicista ormai conosciuto nel panorama jazzistico internazionale. Tino Tracanna insieme al Four-Wheel Drive jazz quartet ha proposto un omaggio a John Coltrane, attraverso delle composizioni del grande sassofonista,con alcuni standard eseguiti da lui e altri brani composti da musicisti della sua scuola, insieme a composizioni originali. John Coltrane tra l’altro è stato uno dei più grandi sassofonisti della storia del Jazz, grande interprete, virtuoso e innovatore. A lui si deve lo sviluppo e la diffusione del Jazz cosiddetto modale e il suo stile che ha influenzato tutto il Jazz moderno.
Tracanna ha dato modo, nella sua interpretazione live, di assaporare i virtuosismi e le sperimentazioni che il suo jazz ha metabolizzato con gli anni, riuscendo a misurarsi con se stesso, con la sua voglia di comunicare, tra armonie e misurate variazioni di tema. Con lui sul palco del Poco Loco, Giovanni Agostino Frassetto al pianoforte, Paolo Spanu al contrabbasso e Gianni Filindeu alla batteria, special guest Antonio Pitzoi alla chitarra.
Difficilmente si traduce un linguaggio musicale, ancor più se a parlare sono degli interpreti di questo calibro.

Tracanna e il suo amore per il Jazz:
Ho raggiunto i miei traguardi
La storia musicale di Tracanna, come lui stesso ci ha rivelato in esclusiva, inizia da quando a 16 anni, si innamora del sax. Ed è un sodalizio immediato, nonostante non sia figlio d’arte e nonostante abbia iniziato a studiare musica non proprio giovanissimo. Ma quando si dice che la musica è lo specchio dell’anima, si comprende come il jazz sia testimone della sua voglia di esprimersi, senza troppe direttive stoiche o studi di classici. Tracanna si definisce quasi un autodidatta, poiché il suo percorso artistico è proseguito sperimentando, ricercando un linguaggio musicale che potesse rivelare l’idea di armonia che lui aveva in mente.
E lo ha fatto grazie all’influenza, nella sua vita di uomo e di artista, di due figure per lui importantissime che lo hanno fatto crescere e maturare: da una parte uno dei più grandi pianisti di fama internazionale Franco D’Andrea, che lo ha scoperto e catapultato nei palcoscenici di tutto il mondo, dall’altra un altro nome ormai famosissimo del panorama jazzistico moderno, Paolo Fresu, con il quale ha sperimentato un jazz moderno a due menti, lavorando con lui a diversi progetti.
Tracanna sembra parlare due lingue che si fondono insieme: da una parte c’è il maestro del conservatorio da ormai dieci anni, in più scuole di Milano, dall’altra prende forma il sassofonista, con alle spalle oltre cento dischi come solista e grande appassionato dei madrigali cinquecenteschi.
“Assenza ed Essenza” il brano che apre l’ultimo lavoro di Tino Tracanna, diventa un motivo rivelatore: infonde un senso di calma e di tranquillità,percorsa però da piccole increspature, da fremiti premonitori di possibili accidenti. D’altro canto fornisce chiari segnali sull’andamento del motivo, che è pervaso da un’atmosfera di assoluto relax esecutivo, ma è altamente reattiva agli stimoli che ogni singolo membro del gruppo si lancia a suon di note. Non è un caso che nella maggior parte dei brani, Tracanna utilizzi il sax soprano, strumento sibillino in grado di invertire repentinamente la rotta di un’esecuzione, di trasmettere soavità e lucentezza timbrica ma nel contempo di creare una tensione sotterranea che rende dinamiche le esecuzioni e abolisce qualsiasi forma di leziosità.
“Un’ora”, l’ultimo album della Doble Stroke record, è composto da quattordici brani, quattordici piccole grandi storie nelle quali Tracanna, con discrezione e gentilezza che gli appartengno, racconta molto di sé e del suo essere artista. Quattordici brani all’interno dei quali tre brevissime improvvisazioni , testimoniano come lo scorrere della vita e della musica sia inevitabilmente soggetta a momenti di riflessione, di meditazione e di immersione completa nell’universo più intimo che contraddistingue ognuno di noi.

“Non ho mai cercato il successo commerciale”
Con estrema verità, Tino Tracanna si rivela al pubblico dichiarando l’avversione per tutto ciò che diventa commerciale. “Non mi sono mai preoccupato di piacere o far piacere a tutti la mia musica, ho sempre solo pensato a comunicare qualcosa di me, e dopo aver girato il mondo intero, posso dire di essere soddisfatto del mio percorso. In questo momento della mia vita sto dando il meglio”. “L’Italia probabilmente non è il paese più preparato culturalmente alla musica jazz, come possiamo dire della Francia o dei Paesi del nord” ha confessato inoltre Tracanna. “Ma il pubblico jazz mi segue, ho i miei fans sparsi per lo stivale che mi scrivono e mi chiedono dei miei lavori, e questo è sicuramente uno stimolo in più che ti spinge a continuare a fare musica, la tua musica”.
Alla domanda che gli abbiamo rivolto, in merito ai progetti e alle sue future conquiste, Tracanna ha dichiarato di essere curioso di veder partorire presto un grande progetto che sta concretizzando insieme al dj Bonnot. Questo maestoso carnefice delle macchine costruisce ambienti sonori dove Tracanna interviene, trasformando le composizioni in improvvisazioni. Hanno già lavorato insieme in molteplici esibizioni live, ma sono attualmente alla ricerca di quell’equilibrio artistico che si farà interprete di un jazz quanto mai imprevedibile ma estremamente sentimentale.
Sarà un bel lavoro di analisi e di comunione di esperienze che vale la pena raccontare, speriamo entro la fine del 2010.