Mario Cocco Stylist “La classe non è un esibizione, è il sapere che gli altri non possiedono”

Mario Cocco Stylist
“La classe non è un esibizione, è il sapere che gli altri non possiedono”
di Alessandra Mura - Slide Sassari

A dire il vero la sua discrezione cela un personaggio che osa e assapora la moda come la vita. La passerella per lui? Uno spettacolo , una furibonda lotta tra intelletto e ingegno, passione e virtuosismo di tessuti. Il coraggio di chi ama sperimentare, non si misura dagli accostamenti azzardati o dalla fantasia spinta all’eccesso, ma lo si percepisce nelle scelte di stile e di misure, come se tutto ciò che partorisce la creatività fosse pensato per una persona libera e vera, senza artifizi ne vizi. Anzi, forse uno, glielo si può concedere:il gusto. Dal giallo polenta al cacao scuro. Parliamo delle pareti di casa sua, che come lui, hanno un identità forte e decisa ma preparata ai cambiamenti, come se la mutevolezza e il divenire, gli garantissero nuove emozioni e nuove ispirazioni. Mario Cocco non è nato stilista: è un creatore, poi stilista.
Da piccolo ha sempre giocato all’inventore. Dipingeva in ogni dove. Tant’è che il padre, al contrario di quanto accade solitamente nelle normali famiglie, lo ha spinto ad iscriversi al liceo artistico dove avrebbe potuto dare sfogo al suo estro. Ma la scelta di Mario, ragazzo serio e determinato fin da adolescente, lo avvicinò all’ingegneria e al calcolo. La dedizione agli studi disegnava un profilo di lui molto rigoroso, lo stesso rigore che lo portò a proseguire infatti all’Università nella facoltà di ingegneria genetica. Un bel passo azzardato potremmo pensare a posteriori, vista la sua passione per l’arte. Un abisso dalla scienza perfetta all’arte della moda, ma lui non è di questo avviso. La genetica studia la metamorfosi umana, studia la vita, ne governa i ritmi biochimici. Cosi l’arte da sfogo alla propria vitalità, ne rappresenta i molteplici aspetti dell’esistenza, ne evidenzia i sistemi ciclici. E’ una scienza esatta anche questa, perché è esattamente la rappresentazione di noi stessi.

Non ho mai accettato compromessi: “La prima regola da rispettare per essere quello che vuoi essere è non fare compromessi.”Mario Cocco si mostra ai lettori di Slide come poche volte siamo riusciti a vederlo. Senza segreti, semplicemente libero da ogni costruzione che il personaggio gli impone. Fin dai vent’anni, il futuro stilista originario di Ittiri, un paesino del sassarese, aveva capito che per realizzarsi avrebbe dovuto proseguire il percorso artistico abbandonando l’ingegneria. Cosi, spinto dalla sorella e dagli amici, Mario decide di iniziare la gavetta come pellicciaio. Per cinque anni, le sue giornate, erano improntate sullo studio dei tessuti, sull’utilizzo della macchina da cucire, per quanto banale possa sembrare, ma importante per capire che fermentava in lui un progetto ben più importante. Gli serviva la spinta giusta. Il suo primo negozio, che tutti conoscevano in centro storico ad Alghero, lo aprì nel 1985, ma gli extra, quando cominciò a curare le boutique negli alberghi a capo Caccia, nella costa nord ovest della Sardegna, lo portarono a effettuare la prima metamorfosi.

Da pellicciaio a Stilista: nasce la firma di Mario Cocco. Il passaggio è stato immediato, l’animo di creatore l’aveva sempre avuto, doveva maturare in se l’autocoscienza di essere diventato una firma che con il passare del tempo si è trasformata in un marchio. La pignoleria è una delle qualità di Mario, lo ammette lui stesso. Ogni capo delle sue linee è studiato a se, non ce ne sarà uno identico all’altro, anche perchè tutti i dettagli e le trame dei suoi abiti sono realizzati a mano. Una produzione esclusiva e limitata, che non prevede una ripetizione di capi, ma al contrario rispetta rigorosamente l’unicità. Una donna vestita da Mario Cocco non avrà mai un clone. Questo perché lo stilista lavora e continuerà a farlo come un artigiano, che dona tutto l’amore della sua arte ad ogni creazione. Produzione di nicchia e non commerciale, che vuole salvaguardare la qualità dei tessuti e l’unicità dei modelli.

Quale stilista ha influenzato la sua voglia di moda? “L’osservazione è fondamentale nella moda”. Mario Cocco ha sottolineato come sia stato importante, per lui come per tanti altri giovani stilisti, partecipare alle sfilate dei più grandi nomi delle passerelle italiane e francesi, dove si parlava realmente di moda a 360 gradi. Maestri sono stati per lui il Signor Roberto Cappucci, con il quale non ha lavorato insieme ma gli sarebbe piaciuto. E poi come non ricordare i maestri italiani: dalle architetture di Gianfranco Ferrè alla femminilità di Valentino, dalla pulizia e linearità di Giorgio Armani all’estro esplosivo di Gianni Versace. “Un personaggio che mi piacerebbe vestire? Charlize Teron, divina, ma anche Huma Turman, due personaggi che incarnano la femminilità e l’eleganza”.

La settimana della moda in Canada: Lo stilista è rientrato a Novembre da una sfilata in Canada, dove è stato chiamato come rappresentante della Sardegna, all’interno di un evento curato dalla Comunità italiana, nel quale hanno partecipato altri nomi famosi delle arti musicali nell’isola, da Franca Masu ad Enzo Favata ai Tenores di Bitti. Una sfilata in memoria delle sue creazioni, un ‘antologia della firma di Mario Cocco, insieme alle nuove collezioni che hanno riscosso un enorme successo di critica e pubblico. Parliamo di sfilacciare i tessuti, ricostruire un abito come un puzzle, dove le forme lineari di base vengono aggredite da straccetti di stoffa riassemblati in un unico corpo.

Il suo sogno nel cassetto: Sono due: il primo è un segreto e lo stilista se lo tiene ben stretto. Il secondo è realizzare una sfilata a Parigi. “E’ il punto di arrivo per i grandi che si consolidano nel mondo della moda- ha spiegato Mario Cocco- Ma la verità è che se mi dovessero chiamare lontano dalla mia terra non sono sicuro che affronterei il cambiamento. Se parliamo di radicale svolta, credo che una New York possa darmi nuovi stimoli creativi, sarebbe un passo importante ma sarei disposto a farlo. Per il momento mi godo la mia Sardegna e la mia indipendenza, fonti di vita per il mio essere e per i miei abiti. Ho viaggiato parecchio e sono stato chiamato in diverse circostanze per curare i costumi di scenografie, come a Parma a teatro 2, a Varsavia ospite dell’Istituto del commercio estero, a Londra in diverse sfilate. Credo che la mia firma oggi sia frutto di tutte queste esperienze, e voglio continuare a farle, non si arriva mai a compimento del proprio lavoro se credi di essere già arrivato”.

Grazie a chi? Chi devo ringraziare nella mia vita, per essere l’uomo che sono e che sono diventato, un grazie di cuore è per la mia famiglia, che mi ha sempre appoggiato nelle scelte, giuste o sbagliate che siano rivelate.