Enogastronomia : Castello Albereto ( di Gianluca Missiroli )

4 agosto 2010
Raggiungere e trovare il Castello di Albereto è una piacevole gita che si può affrontare nel girovagare per castelli del Montefeltro. Il sito web del Castello di Albereto - Fabbrica Gastronomica decanta, l’arrivo di pesce fresco giornaliero addirittura dalla Sicilia, ed altre infinite mirabilie culinarie. Si definisce “fabbrica gastronomica” dove entrano solamente materie prime di altissima qualità. Pane, grissini, spianate e paste, sono realizzati dal ristorante, il menù, cambia in relazione alle verdure di stagione.
Il Ristorante è situato a pochi minuti da Montescudo. Si sale sulle dolci colline attraversando prati e panorami deliziosi. I numerosi cartelli “verdi con il castello stilizzato”indicano facilmente il percorso. Magnifico il panorama che offre la vista da questo minuscolo borgo medioevale.

Il siciliano Francesco Pecoraio è lo chef che le guide indicano come patron del locale.
All’entrata un elegante ambiente accoglie senza discrezione, creando quasi un certo timore reverenziale dovuto al “quasi troppo”.
Cordialmente il cameriere ci accompagna al tavolo prenotato. Una “mis en plas” impeccabile con tovaglie di fiandra, fiori freschi e posate d’argento, è conferma all’ elegante arredo di contorno. Ancor prima di sedere, mentre appendo l’abito all’ attaccapanni, presso la stupenda veranda illuminata dal maestoso paesaggio, mi cade poi l’occhio sul menù posato a fianco del piatto.
Una enorme chiazza di unto copre il 20% della prima pagina..!.
A quel punto mi assale immediata la tentazione di non sedermi, comunicare la cosa e uscire dal locale, ma, per la curiosità di accertare il seguito della storia e non infastidire la mia signora visibilmente compiaciuta dall’ambiente, mi contengo.
Non credo nella pregiudicata disattenzione di un cameriere, ma lo considero un presagio alquanto funesto ed una disattenzione imperdonabile in un locale che pretende di esibire un certo stile. Oramai prevenuto sfoglio, il menù “unto”, accompagnato da un “discreto” calice di prosecco gentilmente offerto.
Il cestino di pane presente in tavola già dell’arrivo degli ospiti è certo un punto a sfavore, ma pare abitudine per i soli tavoli prenotati. Nonostante ciò abbiamo abbondantemente gradito nella pur breve attesa dell’antipasto, essendo il “paniere” ricchissimo e colorato. Ben disposti spiccavano panini tiepidi con patate e cipolla, schiacciata, panini al sesamo ed altre piccole e croccanti delizie.
Il Menù offriva diverse soluzioni, compresa un “degustazione vegetariana”, ma optiamo entrambi per un antipasto ed un primo, poi si vedrà. Come vino è stato consigliato un “ottimo Sauvignon”della cantina di S.Michele Appiano.
La carta dei vini è secondo me alquanto esigua e non soddisfa le attese decantate dalle pagine web dove si citavano la presenza di quasi 150 etichette.
Tempura vegetariana con confettura di Tropea, salsa agrodolce e piccante
Strozzapreti al pesto trapanese, calamaretti spillo e bottarga di muggine

Queste le nostre scelte.
Dopo pochi minuti ci portano un creativo e bel variegato antipasto offerto dalla casa.
Presentato in un bel piatto extra lungo, insalatina di soya aromatizzata e un voulevant al tartufo nero con a fianco efficaci decorazioni di salse colorate.
Piatto gradito con riserva per il voulevant di palese fattura industriale.
La tempura ci lascia quasi indifferenti se non per la presentazione “efficace”, poco sapore sia di verdure che di pastella.
La pasta probabilmente fatta a mano era però eccessivamente condita con il pesto di cui dubito fermamente la fattura di cucina, ed in cui ho percepito i sentori del basilico essiccato, sapore “completamente estraneo a quello del basilico fresco”. Della bottarga non si era traccia. I Calamaretti spillo bolliti, forse a vapore, erano al centro del piatto e non hanno contribuito a legare il piatto completamente disarmonico in tutti i suoi componenti.
Abbiamo ”a fatica consumato il tutto” mentre un cameriere appoggiato al muro ha continuato tutto il tempo a ridacchiare con un collega, toccandosi i capelli.
Ottimo il gelato di crema di castagne. Ben 25 proposte di dolci nel menù.
Abbiamo poi deciso per un assaggio di “ trionfo di cannoli”. Ripieni tutti con panna vegetale “colorata”, erano praticamente immangiabili.
Conto 94 euro.
Niente di eccessivo se il tutto fosse della qualità decantata sulle pagine web.
Insufficiente la cucina, bello il locale. Personale a mio parere “squalificato”.
Il panorama e la location esterna anno tirato su le sorti di una mediocre giornata di cucina.