Intervista al Sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli ( di Patrizio Placuzzi )

4 settembre 2010
Rimini è sempre stata una città che ha sempre fatto parlare di sè, nel bene e nel male, che è sempre stata in prima fila nel saper cogliere le tendenze e le novità dovunque esse si proponessero riuscendo a farle proprie con la propria originalità e peculiarietà. Dalle macerie della guerra ai fasti del turismo, che ci ha fatto conoscere in tutta Europa fino a farci diventare la capitale Europa del turismo. Questa è in sintesi la nostra storia. I prezzi che abbiamo dovuto pagare per arrivare a questo sono stati molti, tra i quali quello più significativo, riferito a un certo uso spregiudicato del territorio, che è stato segnalato anche da alcuni dizionari della lingua italiana con il termine riminizzazione, usato in un senso non certo positivo, insomma com eun esempio da non seguire. Ma nonostante ciò, la nostra riviera e la sua capitale Rimini, si sono sempre distinti per la dinamicità delle sue imprese, degli operatori economici turistici e in generale di tutta la città.
Com’è l’attuale situazione di Rimini?. E’ una città ingessata, ferma a 40 anni fa come sostengono in molti, comprese alcune categorie economiche, oppure è una città attrezzata già adesso per vincere le sfide che ci attendono nel futuro.?
Ne parliamo con il dottor Alberto Ravaioli, sindaco uscente, che ha guidato delle giunte di centro-sinistra, per conoscere da chi l’ha guidata per 11 anni, lo stato di salute complessivo della città in questo momento.

Rimini ha sempre avuto una immagine a livello internazionale molto elevata, è considerata la capitale europea del turismo. Cosa ha fatto la sua amministrazione per consolidare, rafforzare e migliorare questa immagine?
Ritengo sia questa la chiave di lettura con cui analizzare l’ultimo decennio: abbiamo lavorato perché da città stagionale Rimini diventasse una città destagionalizzata. Non solo sotto il profilo turistico ed economico, ma anche dal punto di vista più ampio della nostra identità. Diventare una città destagionalizzata significa ricucire una cesura temporale e territoriale, e da due città (quella estiva e quella invernale, quella turistica e quella “dei residenti”) tornare ad essere una sola. Rimini non è più una città caratterizzata da una monocultura economica. Da città turistica balneare è cresciuta per diventare anche città di cultura e storia, da visitare tutto l’anno. Oggi parlare di Rimini significa parlare di eventi come la Notte Rosa e le mostre di Castel Sismondo, di gioielli come la Domus del Chirurgo e la nuova ala archeologica del museo della città, di mare e di spiaggia, di design hotel, di fiere e congressi: tutti i settori su cui abbiamo investito consapevolmente.

Come si coniuga l’immagine della capitale di un distretto come il nostro dedicato al loisir e al tempo libero, la capitale del sano divertimento, che è una concezione filosofica della vita, con la solidarietà sociale che è stato uno dei punti qualificanti del suo programma elettorale?
Rimini vuole essere in primo luogo una città in cui si vive bene. Per ospiti e turisti, vivere bene vuole dire trovare qui un’ospitalità cordiale e professionale, avere occasioni di svago, divertimento ma anche riposo, trovare un ambiente sano e accogliente, un’ottima gastronomia e numerosi punti di interesse culturale. Per i nostri cittadini, vivere bene significa – oltre a tutto questo – innanzitutto avere una rete di servizi che funzionano. Solo alcuni dati: nei servizi all’infanzia Rimini continua a garantire copertura completa alla popolazione tra i 3 e i 6 anni e raggiungeremo quest’anno all’obiettivo di Lisbona di copertura del 25%. La mobilità: dal 2003 al 2009 sono state realizzate 44 rotatorie, 35 km di nuove piste ciclabili, nuove strade come il prolungamento di via Roma, la variante di Corpolò, la bretella tra via Coriano e via Montescudo. A sostegno delle categorie più deboli sono stati realizzati e assegnati nuovi alloggi Erp e a canone calmierato (oggi abbiamo 1113 appartamenti), abbiamo stanziato contributi per l’affitto e il pagamento delle rette, insieme a contributi straordinari per cittadini e imprese colpiti dalla crisi economica.

Lei è quasi alla fine del suo mandato elettorale, ritiene che nel corso delle legislature in cui è stato sindaco, quasi 11 anni abbia fatto abbastanza per consolidare l’immagine internazionale di Rimini? eventualmente cosa resterebbe da fare, per completare l’opera?
Credo che la migliore risposta sia “sfogliare” la rassegna stampa internazionale di questi anni. Il New York Times ha inserito Rimini fra le 53 località da visitare in tutto il mondo. Per il Telegraph Rimini e i suoi locali sono fra i più trendy d’Europa. La BBC e altri prestigiosi media in tutto il mondo hanno dedicato ampio spazio all’inaugurazione della Domus del chirurgo. L’opera non va “completata”, quanto piuttosto continuata: la costruzione dell’immagine di una località turistica, immersa nella competizione globale, è un lavoro costantemente in progress.

In base alle cose dette sopra, questa città ha un anima ben definita un “cuore”, tenendo conto della sua vocazione internazionale?. Insomma Rimini ha una sua identità? Molti intellettuali ritengono di no. Vorrei il suo parere, dato che l’ha guidata per molto tempo.
Non so chi siano gli intellettuali che negano a Rimini un’identità, ma io sono sicuro che la nostra città abbia oggi un profilo unico e ben definito. Mi ricollego a quanto detto all’inizio: è finita l’era delle “due città”, della contrapposizione estate-inverno, fra marina e centro storico.

Qual è la vera anima della città, quella di essere una metropoli di un milione di abitanti nel periodo estivo, o una città di 140.000 abitanti nel periodo invernale, perché il dilemma è tutto lì, per uscire dalle secche del provincialismo. Noi d’estate di fatto siamo un aerea metropolitana, come le grandi città. Ci penalizza questo fatto?
Ribalto la prospettiva: Rimini offre la qualità della vita di una città di provincia, dove le distanze sono limitate, tutto è a portata di mano e i servizi sono vicini al cittadino (una delle caratteristiche che subito vengono percepite dai nostri ospiti), insieme alla ricchezza di eventi, occasioni di svago, luoghi di incontro di una grande città. Il dualismo basato sul numero di abitanti e le presenze regge sempre meno: d’inverno abbiamo una folta popolazione universitaria (quasi 6mila iscritti), e ricordiamoci che fiere, congressi e cultura pesano per un terzo delle presenze turistiche.
Alcuni dicono che la Riviera attira il mercato straniero, altri no.
Basta fare una passeggiata in centro per accorgersi di quanti turisti stranieri abbiano scelto la nostra città per le vacanze. A suffragare questa semplice osservazione ci sono i dati aeroportuali: al Fellini tra gennaio e giugno i passeggeri sono stati oltre 192mila, cioè il 50% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Più che raddoppiati i passeggeri dei voli di linea/low cost, arrivi record in luglio, turisti da Russia, area tedesca, Inghilterra, Benelux, Svezia, Norvegia, Svizzera. E’ un’ottima conferma del lavoro svolto sull’immagine internazionale di Rimini: secondo gli esperti, gli stranieri cercano infatti la “vacanza di esperienza”, la cultura insieme alla ricerca dello stile di vita tipico dell’Emilia-Romagna. E a Rimini trovano tutto questo.