SLIDE intervista MICHELA BRUNI

di Paolo Gambi

Raccontaci un po’ della Michela Bruni del 2010
“Oggi lavoro in teatro, faccio l’attrice, che è da sempre il mio sogno. Faccio spettacoli poco commerciali - l’ultimo era addirittura autoprodotto - che danno molta poca visibilità, ma molte soddisfazioni. Il teatro è una grande emozione. Dal punto di vista del guadagno, però, o lavori con grandi nomi, con grandi compagnie, oppure fai fatica”.

Quando hai iniziato a fare teatro?
“Mi sono diplomata quattro anni fa, ho studiato per tre anni recitazione a Roma con Beatrice Bracco,che è poi l’insegnante che ha seguito parte del percorso di Valentina Cervi e di Claudio Santamaria”, dizione con Giorgia Trasselli, movimento del corpo con Annalisa Aglioti.
Però vieni da un percorso diverso e da altri luoghi
“Nasco come modella, ho cominciato a 15 anni. Andavo a scuola e giravo il triveneto. Sono pugliese, ma a undici anni mi sono trasferita in Veneto, a Mogliano Veneto. Il Veneto mi ha adottata. Dopo un po’, però, perché i veneti sono tosti, forse anche un po’ chiusi. Però amo quella terra”.

E hai abbandonato la moda?
“Ho comunque sempre continuato con la moda, e continuo ancora. Certo, quando ero a Milano era diverso, nel senso che ci sono lavori più importanti, che ti permettono di girare, di viaggiare, ti permettono di guadagnare. Questo valeva soprattutto dieci anni fa, ora non so in che condizioni sia la moda a Milano. Una volta poi trasferitami a Roma ho continuato con la moda, non più ai livelli di quando ero a Milano, ma in modo che potessi avere molto tempo libero per studiare. Ho continuato con questo lavoro perché poi è quello che mi ha sempre permesso di essere indipendente: vivo fuori casa da undici anni. Ho sempre contato su questo, che poi è il mio vero lavoro, nel senso che è stato il mio primo lavoro. Mentre invece la recitazione è una passione che non ho potuto iniziare da subito, perché quando ero a Milano lavoravo a tempo pieno come modella”.

Qual è stato il passaggio, anche concettuale e psicologico, del passare da un mondo che è quello della moda, a quello della recitazione e del teatro, che comunque richiede altre qualità, altre attitudini, un altro essere?
“In realtà la passione l’ho sempre avuta. È ovvio che se vivi a Milano, in un contesto come Milano, e fai la modella di professione, in un certo senso ti annulli. Ho avuto dei momenti bui, ho dovuto lottare con me stessa, perché il lavoro mi assorbiva, e mi metteva in un contesto che non era il mio, in cui non mi riconoscevo. A quel punto divenni satura, non ne potevo più. Per me è stato importante ritornare alle origini, e fare quello che mi fa sentire bene”.

Cos’è che fa star bene?
“Questa è una grande domanda. Mi fa star bene sentirmi a casa. Non devo semplicemente stare a casa per sentirmi a casa, ma devo entrare in contatto con quelle cose che per me sono magari semplici, ma importanti, arrivare a toccare delle corde e sentirle veramente, senza far finta. Per cui devo vivermi quello che mi capita, di bello e di brutto, senza troppi lustrini, senza troppe persone che girano intorno, senza passerelle, foto, flash. Tutto bello, però abbagliante, ti fa perdere di vista un sacco di cose.

Allora sul mondo dello spettacolo vogliamo dire qualcosa?
“Per me è stata una bella parentesi. Il mondo dello spettacolo l’ho attraversato come una meteora, nel senso che è stato molto breve per me, e poi ero talmente piccola che alla fine ne ho anche un bel ricordo. Ho visto cose che non mi sono piaciute, però in realtà le ho solo viste. Ho fatto Zelig dieci anni fa, alla prima edizione ed era il primo anno, lo presentavano la Ventura e Boldi. Poi c’è stato il boom. Dopo mi ha scoperta Aldo Biscardi. Ero la solita valletta muta, ma avevo solo da imparare, perché di calcio avevo molto poco da dire, per cui non mi sono mai permessa di improvvisarmi. È un mondo che comunque non mi piace. Devi sorridere troppo, anche quando non ne hai voglia, e io non ho questa attitudine”.

Sei d’accordo sul fatto che in Italia tutti, specialmente i ragazzini e le ragazzine, vogliono andare in televisione, hanno come sogno nel cuore di riuscire ad entrare in quell’elettrodomestico? Tu che in televisione ci sei stata, come giudichi questo fatto?
“Non vorrei essere cattiva, ma in tv ci sono tante persone che non sanno fare niente. Vai lì, sei carina, sgambetti… Vale per le donne, ma anche per gli uomini: vedo tanti belloni scemissimi. Che ci stanno a fare? Una che invece è diventata brava è per esempio Ilary Blasi anche se è circondata da tutto il contesto di Totti che la fa quasi la regina di Roma.

È una che ti sta veramente antipatica?
“Premetto che la tv la guardo poco, ma quando vedo le chiappe della Fico, dico: belle chiappe, però...La televisione sembra facile: vai lì e non hai bisogno di aver fatto grandi cose, ti metti su un tavolo, su un bancone e balli”.

Cosa diciamo a tutti quelli che vogliono andare in televisione?
“Non mi sento di dire niente, perché le persone hanno delle priorità, una scala di valori, e ognuno in cima avrà la sua cosa. Per me non c’era la televisione, non ci sono i lustrini, non c’è l’apparire, non ci sono molte cose che per altri sono importanti. Il consiglio è il solito: bisogna studiare. Il letto come te lo fai, così te lo ritrovi. Se la tv richiedesse delle cose diverse da quelli che si sono, non andrebbero bene le persone che ci sono. Ma se non cambia il sistema, va bene la Fico.

Progetti per il futuro?
Il teatro. Continuerò a fare questa cosa anche se dovessi recitare in un teatro da 100 posti per tutta la vita, non mi interessa.

Ho idea che a teatro la gente ci venga molto poco. Sbaglio?
“Non ci viene la gente che guarda altre cose, dipende sempre dalla scala di valori. Certo sono cose di nicchia, per cui non abbiamo i titoloni, o le prime pagine”.
E allora te la diamo noi la prima pagina. Anzi. La copertina.