I giovani italiani sono davvero bamboccioni?

I giovani italiani sono davvero bamboccioni? 
In Italia oltre 30.000 i ragazzi che nel 2012 hanno portato in tribunale i genitori che si rifiutano di mantenerli vita natural durante… 
by Christie Berlini Neuhaus 



Figli arrabbiati o bamboccioni? Genitori snaturati o esasperati da pretese senza diritti? Argomento delicato e complesso oltre che controverso, che fa discutere oltre 18.000 famiglie nel nostro paese. Già i figli. Li desideri, li concepisci, li ami, li cresci accompagnandoli per mano e poi? Poi li vizi, li giustifichi e li assolvi da ogni peccato. Tutti “santi” superuomini e superdonne a cui tutto è dovuto e a cui pretendere è doveroso. Ragazzi abituati a non riconoscere l’autorità del padre e della madre anche per la troppa amicizia che spesso si instaura tra genitori e figli e in cui la mia generazione ha fatto miracoli. Forse non era bello quando da bambina ogni volta che mio padre mi rimproverava, dovevo chinare la testa nel piatto sottomessa alle sue decisioni, ma dovere discutere rimettendosi a ogni esigenza e capriccio della prole sin dall’infanzia, cari lettori noi genitori di oggi siamo privi di dignità. Non mi ha stupito recentemente la parodia del “figlio” italiano nella pubblicità di una nota azienda immobiliare in Scandinavia che sfotte platealmente il prototipo di mammone italiano, invitando i giovani norvegesi a non fare “come loro”. Direi che il maschio italiano negli ultimi decenni non ha fatto certo parlare di se per la sua virilità,ma di più per il legame simbiotico che non riesce a staccare dalle sottane materne. Che si tratti di una grande crisi generazionale non vi sono dubbi, ma come risolvere la situazione dei giovani a carico della famiglia spesso studenti fuori corso o disoccupati? Certo non voglio fare di tutta un’erba un fascio ma i numeri parlano di almeno una mezza generazione allo sbaraglio, considerando l’età media dei figli che intentano oltre 30.000 cause nei confronti dei genitori per ottenere un assegno di mantenimento. Assegno di mantenimento che secondo la Corte di Cassazione spetta di diritto a causa di un vuoto normativo che non prevede un limite temporale all’obbligo di mantenimento dei figli. Ma tracciamo un identikit del soggetto; età media 29 anni, di cui il 70% studente fuori corso e il 30% disoccupato. Attualmente un italiano su tre vive con i genitori, di questi gli under 30 sono più del 50%, decisamente e amaramente in vetta al primato mondiale. Nel 2007 il ministro Tommaso Padoa Schioppa scandalizzò l’Italia definendo con il termine bamboccioni i figli over 30 conviventi con i genitori.«Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. E'un'idea importante», diceva. Da allora però non mi risultano politiche incisive in grado di migliorare le opportunità dei giovani, a fronte di continui inviti agli stessi ad adattarsi ulteriormente a condizioni tra le peggiori in Europa. Questo ha solo influito a deteriorare il grado di fiducia nei confronti del Governo da parte delle nuove generazioni che nonostante le capacità e l’impegno spesso subiscono una realtà del mondo del lavoro poco promettente anche se si è preparati e degni. Il ministro dell’attuale governo Monti Elsa Fornero, insiste con l’affermare che i giovani si devono abituare a un lavoro precario e a continui cambiamenti e ad essere più umili. Facile a dirsi per chi come lei ha una figlia sicuramente meritevole, ma che alla veneranda età di 37 anni è già occupata con ben due ottimi posti fissi di lavoro! Comunque il ministro Fornero si può tranquillizzare, non tutti i giovani sono “choosy”. A questo proposito desidero parlare dei tanti giovani che cercano di non arrendersi alla crisi, ma reagiscono adattandosi a fare ogni tipo di lavoro. Da questo punto di vista l’'immagine stereotipata dei “bamboccioni” sembra lasciare il posto a quella di una generazione consapevole delle proprie condizioni, che ha voglia di mettersi in gioco e cerca di reagire positivamente alle difficoltà del mondo del lavoro barcamenandosi come può. In definitiva ci sono due tipologie di “bamboccioni”, chi lo è per scelta, e chi lo è per necessità. I dati del “Rapporto Giovani ottenuti da un campione di 9000 giovani tra i 18 e i 29 anni consentono di affermare che i giovani italiani non se ne stanno con le mani in mano. Più del 45% di coloro che lavorano non è soddisfatto del proprio lavoro, ma si adegua accettando stipendi più bassi rispetto a quanto considerato adeguato e si adatta a occupazioni che non rispondono alle proprie aspettative e non coerenti con il titolo di studio (47%).” Tra chi ha un lavoro, infatti, solo il 20% è pienamente soddisfatto dell’attuale impiego, mentre oltre il 25% è poco, o per nulla soddisfatto. Un giovane su quattro, quindi,non è “ choosy “ ma pur di lavorare e non rimanere a casa a rigirarsi i pollici, accetta un impiego lontano dalle proprie aspettative. Tanti i laureati che accettano lavori umili pur di non pesare sulle spalle dei genitori. Una sempre più alta percentuale di non soddisfatti arriva a emigrare verso paesi youth friendly. I paesi esteri europei rimangono tra le mete preferite, anche se si fanno sempre più strada nazioni come gli USA, laRussia, il Giappone e la Cina. Mete, queste ultime, preferite per lo più dai giovani ricercatori. Londra rimane una delle mete privilegiate. L'America è la destinazione preferita da chi cerca finanziamenti per progetti di ricerca e laboratori. Non è una novità la grande e triste fuga dei cervelli dall’Italia; anche qui ci sarebbe da approfondire sulle politiche sbagliate che favoriscono solo le”baronie” degli atenei nel bel paese, e raramente i giovani talenti. E come prendersela con questi giovani “bamboccioni” che sono arrivati a questa scelta dolorosa perché pensano che nel nostro paese è radicata una società ingiusta e diseguale dove non esiste più la speranza? Grazie a questo sistema amaramente “immeritocratico”abbandonare la patria sembra l’unica speranza per trovare un posto fisso e un lavoro che sia soddisfacente e che faccia intravedere un futuro e una brillante carriera. Direi, l’indispensabile per un giovane