Spirito di Stella ( di Alessandra Mura )

“Spirito di Stella” ha attraccato nella costa algherese, nel nord ovest della Sardegna, in uno dei golfi naturalistici più conosciuti del Mediterraneo. Anche nell’isola è arrivato forte e chiaro il messaggio di Andrea Stella, un giovane vicentino che ha imparato a volare senz’ali. Scampato alla morte dopo un agguato a fuoco in Florida, dopo il conseguimento della laurea, ha ricordato il suo 10° anniversario da quella data, in cui ha perso l’uso delle gambe a causa di un proiettile che gli ha lesionato la spina dorsale. Quel fatidico giorno, Il 29 Agosto appena trascorso, lo ha voluto trascorrere a bordo del catamarano da lui progettato, il primo al mondo privo di barriere architettoniche. La prima imbarcazione, studiata dalla famiglia Stella, che permette anche a chi si muove su una carrozzina di comandarla, di gestirla, di coordinare la navigazione e di vivere il mare come un normodotato. “Spirito di Stella”, questo il nome del catamarano che ricorda il nome dell’ Associazione, nata dopo la tragedia di Andrea, è partito il primo maggio da Jesolo, per un tour di sette tappe nei maggiori porti d’Italia, fino a toccare le coste sarde. Ha buttato gli ormeggi anche nel porto di Alghero per sette giorni di attività velica coinvolgendo un centinaio di disabili nella navigazione a mare aperto, assaporando il gusto della sfida, delle onde, senza alcun limite o barriera. Un occasione unica per superare i propri limiti e capire che i veri ostacoli spesso, stanno all’interno della propria mente.
Andrea Stella, accompagnato dal suo equipaggio composto da Raffaele Trenchi e da Diego Trevisi, insieme alla compagna Maria Foscarini, esperta di tecniche alternative e integrazione psicofisica, ha studiato il catamarano Spirito di Stella, facilitando i movimenti al suo interno ed equipaggiando l’imbarcazione in modo da poter essere vissuta e gestita anche da chi si muove su una carrozzina. Per questo è stata allargata la pedana di ingresso alla barca, di misura non inferiore ai 90 centimetri, il piano inclinato elettricamente per accedere al suo interno che viene riposizionato in linea con il pozzetto per utilizzare agevolemente lo spazio a poppa, tutti i comandi che sono sistemati nella parte posteriore, dove i timoni in ambo i lati sono posizionati in modo da permettere una visuale completa dell’orizzonte, e il seggiolino di transito che viene utilizzato per muoversi da poppa a prua. Ma ci sono tanti accorgimenti elettrici o manuali che consentono a qualsiasi membro dell’equipaggio di spostarsi in tutta sicurezza e in totale confort, basta fare un giro nelle camere e nei bagni, sistemati in un unico piano, dove si accede grazie agli ascensori comandati con l’uso di un telecomando.
Sono tutte soluzioni studiate nel corso di questi ultimi sette anni, che hanno spinto un giovanissimo ragazzo che aveva perso l’uso delle gambe, di ritornare in mare, di riprendere a vivere con più voglia di prima e di poter aiutare tanti altri ragazzi vittime del silenzio, a uscire dal loro guscio e assaporare la vita. Dover cambiare vita, convincere la propria mente a riorganizzare la quotidianità, sentirsi imprigionati in una sedia che diventerà l’unico modo per muoverti, non è un passaggio facile quantomeno immediato. E forse una passione, come per Andrea il mare, può diventare stimolo ad affrontare le paure.
Il quesito che si pone Andrea Stella e che ha posto all’attenzione di tutti è stato questo: “Se si può trasformare cosi una barca, perché non possiamo rendere accessibili una casa, un autobus, una città?”Una domanda forte, che coinvolge tutti, dai potenti al singolo cittadino, e che deve trovare terreno fertile per poter parlare concretamente di abbattimento di barriere architettoniche. Spesso chi non ha vissuto e toccato con mano un esperienza di disabilità non pensa alle difficoltà che una persona in carrozzina deve affrontare quando deve superare un gradino, quando deve entrare in un bar, quando deve attraversare un terreno non asfaltato e pericolante. E questa realtà sconosciuta si trincera dietro abissi d’ignoranza che spesso e volentieri diventano incolmabili.
Dopo la tappa sarda ad Alghero, Andrea Stella è ripartito a bordo del suo catamarano, per la Liguria, con una prima tappa a La Spezia e la seconda a Genova, dove si svolgeva in concomitanza il Salone Nautico. E da qui il rientro nella sua città natia, dove si godrà un meritato relax, nell’attesa di poter concretizzare un altro progetto, in trepidante attesa visto che si tratta di rifare un lungo giro nell’oceano. Ma c’è di più. Il vero obbiettivo che si concretizzerà nel 2012 sarà il giro del mondo. C’è ancora un po di tempo per organizzare la regata mondiale, ma l’intento di Andrea Stella, è quello di portare con se un equipaggio che lui stesso sceglierà dopo un anno di selezioni, dove potrà formare il suo gruppo di avventurieri. Sarà una bella scommessa con la vita, un’esperienza indimenticabile che segnerà la mente e rafforzerà l’animo di chi ,sulla terra ferma, incontra ogni giorno i più grandi ostacoli, quelli fatti di pensieri e non di cemento, quelli invisibili ma amaramente tangibili.
Andrea Stella, ha saputo sfruttare una grande chance dopo l’inaspettata disavventura. Ha perso l’uso delle gambe, ma ha riacquistato un grande valore, l’altruismo, cercando di aiutare chi, come lui, vive la disabilità. Se pensiamo che il telecomando è stato inventato per facilitare l’utilizzo della televisione ai disabili, cosi come l’ascensore, chi oggi di noi rinuncerebbe a queste comodità? Il ragionamento di fondo è proprio questo: pensare di agevolare la quotidianità di tutti senza pensare di farlo esclusivamente per chi ha difficoltà motorie. E se Andrea Stella è riuscito a farlo nella sua barca, si potrebbe iniziare a ragionare in termini di urbe, di territorio, di globo? La risposta la lasciamo a voi lettori.