In esclusiva Slide: il Presidente della “Strada della Malvasia” Gian Michele Coumbu

In esclusiva Slide: il Presidente della “Strada della Malvasia” Gian Michele Coumbu
Strada della Malvasia
Dalla terra al cuore : il nettare degli Dei
di Alessandra Mura - Slide Sassari


Quando parliamo di malvasia non stiamo solo conoscendo un vino nobile ottenuto dal vitigno “malvasia di Sardegna”. Stiamo raccontando la storia di un territorio, la Planargia, che negli anni regala ai sardi un nettare regale frutto di duro lavoro, di amore per la propria terra e di un clima mite idoneo alla crescita della vite malvasia. Il territorio della Planargia si estende nella parte nord occidentale della Sardegna e occupa una superficie di quasi 300kmq, fra l'altopiano del Marhine a est, il Montiferru a sud e il Logudoro a nord. Comprende i comuni di Bosa, Montresta, Modolo, Suni, Sagama, Tinnura, Flussio e Magomadas, ed è abitato da poco più di tredicimila persone che hanno il privilegio di vivere in uno straordinario ambiente naturale.
Qui la Malvasia ha la residenza, ed è stata tutelata dagli enti del territorio poiché costituisce un patrimonio culturale vitivinicolo d’eccellenza. La malvasia, ha una storia che vale la pena ascoltare ma soprattutto costituisce oggi un valore aggiunto alle produzioni isolane, esaltando le qualità delle uve autoctone, che conservano nel sapore, la carezza del maestrale e la salubrità del mare.
In Planargia diversi vigneti che producono malvasia si sono uniti in un unico organo rappresentativo denominato “Strada della Malvasia”, attraverso la quale il prodotto malvasia, identifica non solo il vino imbottigliato, ma tutto il sapere di una tradizione che vuole catturare il fruitore, e immergerlo in un percorso culturale che parte dal vigneto per arrivare alla tavola.

scheda 1
Il Progetto Vinest
Prima strada del vino in Sardegna, la “Strada della Malvasia di Bosa”, su iniziativa della Comunità Montana Marghine-Planargia, ha aderito al Progetto Vinest, progetto cofinanziato dall'Unione Europea nell'ambito del programma Recite II. Si tratta di una rete che promuove i legami tra le piccole aree di produzione dei vini di qualità DOC dell'Europa, al fine di tutelarne e valorizzarne le varietà e le peculiarità insieme con i loro territori e culture. Nel 1998, sei Partner di vari paesi dell'Unione Europea, in rappresentanza di piccole zone di produzione vitivinicola di qualità in Europa, si sono accordati per definire un progetto di sviluppo locale mirato alla valorizzazione del settore enologico ed enoturistico. Si è partiti dalla considerazione che la Politica Agricola Comunitaria e l'evoluzione del mercato stiano rivoluzionando la struttura della produzione vitivinicola in Europa e che, a fronte di questi cambiamenti e dell'evoluzione del gusto del consumatore, con un mercato che richiede minori produzioni e qualità superiore, era quanto mai opportuno sviluppare un progetto che si preoccupasse di fornire a piccole zone di produzione di vini di qualità, gli strumenti necessari per mantenere la propria tipicità e per aumentare la propria competitività.

scheda 2
La Guida dell’Espresso premia Gian Michele Columbu con 20/20.
Un evento senza precedenti in Sardegna. Nello steivale Italia solo un barolo ha avuto questo tipo di riconoscimento. Stiamo parlando del giudizio della Guida Dell’Espresso che ha assegnato quest’anno alla Malvasia delle cantine di Columbu, il punteggio massimo che denota l’eccellenza e la qualità del vino nobile malvasia, venti ventesimi. Una soddisfazione non solo per i signori del vino, ma soprattutto per il territorio che rivela grandi progetti legati alla produzione della malvasia. Una produzione che resterà sempre di nicchia e non si potrà allargare alla grande distribuzione, ma proprio per questa virtù di straordinaria unicità, verrà rispettato il valore commerciale della produzione annuale.
Il consiglio comunale della città di Bosa, ha voluto ricordare l’encomio ricevuto con una convocazione straordinaria dedicata alla malvasia di Columbu, che non è nuova a questi riconoscimenti. In verità i vini imbottigliati ed etichettati come malvasia Columbu non risalgono a tanti anni fa. Il padre del presidente della Strada della Malvasia, signor Michele Columbu, era un insegnante, non pensava certo di poter iniziare una produzione di vini d’eccellenza. Un barbaricino che si innamorò della malvasia e che tra una collaborazione con l’Unescu e una lezione a scuola, si affittò una vigna e poco più tardi ne ricevette una seconda in eredità. La produzione fu molto apprezzata nel territorio e il vino veniva venduto sfuso nelle damigiane. Siamo nel 1992 quando parte la produzione in bottiglia con etichetta, che inaugura un mercato in continua crescita, fino al 2005 quando arrivano i primi encomi a livello nazionale. L’Alvarega viene premiata con 19 / 20 sia la doc che la giovane. Ma anche il cinema dedica un tributo alla malvasia, con Mondovino, un lungometraggio che dedica l’apertura ai vini di resistenza e quindi non omologati. Il film tratta dell'impatto della globalizzazione sulle regioni produttrici di vino e in particolare dell'influenza del critico Robert Parker e dell'enologo Michel Rolland nel definire e imporre uno stile internazionale comune. La critica è rivolta in particolare alle ambizioni della grandi aziende della produzione vinicola (come Mondavi) a danno dei singoli piccoli produttori che hanno perfezionato con la tradizione vini dalle caratteristiche individuali legate al territorio di produzione.

scheda 3
“La malvasia fungerà da trattore ma non sarà mai di grandi numeri”
“Oggi qui in zona, sono state vendute tutte le quote vino;- ha dichiarata Columbu- Negli anni 80 ci fu la politica comunitaria per la premialità degli espianti dei vigneti, quindi moltissimi proprietari li espiantarono per i premi, che erano ben poca cosa rispetto alla produzione vitivinicola. Anche oggi la compravendita dei terreni è limitata e bloccata. Si passò da oltre 2000 ettari originari a poco più di 200 odierni, un crollo verticale di una certa gravità non solo per le quote vino, ma soprattutto per le conseguenza che ne derivano, come la perdita del diritto al rimpianto”.
Il progetto che stà più a cuore della “Strada della Malvasia”, è quello di guidare il consumatore alla scoperta del nettare degli dei, ma in loco e non con una spedizione lontano dal luogo di consumazione. La malvasia racchiude il segreto di una produzione che ben si sposa con il vissuto della città medioevale e con le sue terre incontaminate. La bellezza del vino malvasia coinvolge lo spettatore che prima di degustarlo sorso dopo sorso, deve vivere le fasi della produzione dalla vigna alla tavola, dal mosto alle cantine, un percorso di sapere e sapori che si conclude con l’assaggio. “La “Strada della Malvasia” vorrà essere presente nelle vetrine locali, quindi tutte le manifestazioni legate al circuito dell’isola verranno seguite dal gruppo , impegnato al 100 % in una serie di attività che mireranno ad accompagnare il visitatore nel luogo di produzione, da Modolo a Bosa da Magomadas a Flussio, da Tintura a tresnuraghes ). Parallelamente stiamo per completare il salvataggio della cantina sociale che funge da catalizzatore tra coloro che non sono produttori ma che possiedono dei vigneti, e che di conseguenza hanno un ruolo importante nel salvataggio degli stessi.”
Il legame tra l’uomo e i frutti della sua terra è sempre stato salvaguardato in un’isola come la Sardegna. “E tra i progetti futuri della “Strada della Malvasia” la tutela della malvasia doc continuerà a coinvolgere sempre più enti, dai produttori ai consumatori per allargarsi a tutti coloro che della malvasia ne inneggiano il profumo e l’ambrosia, a suon di note poetiche.”