Intervista Esclusiva a Beppe Fiorello

Intervista Esclusiva a Beppe Fiorello
Tra i protagonisti del film “I baci mai dati”
a cua di Alessandro Casanova - Radio Cinema / Slide Italia


Abbiamo incontrato Beppe Fiorello, tra i protagonisti del film di Roberta Torre I baci mai dati, in uscita ad aprile. Fiorello interpreta un padre distratto, ma segretamente sconfitto: incapace ormai di avvicinarsi alle sue figlie, scherma il desiderio di esser parte della famiglia rifugiandosi per ore davanti alla TV. Il film della regista milanese, trapiantata ormai da anni in Sicilia, racconta la marginalità degli abitanti di Librino, città-satellite di Catania, ormai diventato degradato quartiere periferico. E ci mostra la possibilità del “miracolo”, della speranza, anche in un luogo come questo.

Di recente al cinema ti abbiamo visto, oltre che in Baaria (2009), anche nel ruolo del “cattivo” in Galantuomini (2008).Qui invece, ne I baci mai dati, interpreti un personaggio molto più introverso, vero?
Sì, è un ruolo particolare perché si racconta un uomo dimenticato, invisibile, non ascoltato. Un uomo che aveva dei sogni e che non è stato capace di realizzarli. Un uomo che era convinto di avere talento e che poi è rimasto schiacciato dalla vita e, per certi versi, anche dalla potenza femminile, che è molto presente in questo film. È un uomo di oggi, forse. Un uomo che non riesce a far emergere la sua presenza, anche solo in senso fisico.

Colpisce nel film la recitazione di Carla Marchese, che interpreta una delle tue figlie ed è sostanzialmente la protagonista de I baci mai dati. Una esordiente perfettamente a suo agio. Come avete lavorato insieme?
Ci siamo frequentati, ci siamo guardati, osservati. Tutto si è svolto nel segno della tenerezza. La regista Roberta Torre mi aveva chiesto di essere molto tenero con lei, per creare un certo tipo di rapporto, molto umano, anche se quasi silenzioso. E così è stato.

I baci mai dati è ambientato a Librino, un quartiere degradato di Catania. Com’è vivere lì secondo te?
Librino purtroppo è una realtà dimenticata. Come molti quartieri e molte periferie, del resto. E la forza di questi quartieri sta proprio negli esseri umani. Loro si sanno organizzare, loro sono capaci di trovare il modo giusto per vivere. Si attaccano ai sogni, al miracolo, come succede qui nel film.

Al di là di Librino, cosa c’è secondo te di autenticamente siciliano in questo film?
Beh, innanzitutto c’è Roberta Torre che è molto più siciliana di molti siciliani. E, a parte l’ambientazione, di siciliano c’è questo essere sognatori, essere attaccati a cose surreali, al miracolo, alla religione. E poi la speranza. Noi siciliani ancora sogniamo, speriamo che qualcosa possa cambiare perché siamo ancora una terra un po’ troppo calpestata, usata, dimenticata e anche lasciata in balia dell’improvvisazione generale. La Sicilia non è una terra ben gestita. E non sto facendo certo un piagnisteo, è la semplice constatazione dei fatti. Anche questo tra l’altro si vede bene nel film di Roberta Torre. Il tema centrale resta la speranza, quell’ultima speranza in cui vien da dire: toglieteci tutto, ma non il sogno. Ecco questo è quello che ho percepito io da I baci mai dati.

Roberta Torre ci diceva che, in preparazione del film, ha fatto una lunga serie di colloqui con gli abitanti del posto. Domandava quali fossero i loro sogni. La maggior parte delle persone le ha risposto che sognano il lavoro, ma anche apparire in TV. La televisione ci sta rubando anche il sogno, l’immaginazione libera?
Sì, purtroppo questa è la realtà. La fama oggi, quindi l’esserci a tutti i costi è il sogno quotidiano di molte persone. Quasi come se esserci debba voler dire per forza e a tutti i costi: io devo andare in TV, devo diventare famoso. E questo desiderio mette decisamente in secondo piano la ricerca del talento, in qualsiasi campo, che sia nello spettacolo o nella medicina o, anche, in qualsiasi altra cosa. Al contrario, io sono per coltivare un talento. Poi, se la fama arriva, bene; altrimenti non succede niente. Però purtroppo questa è una distorsione della realtà che ormai è stata inculcata soprattutto dalla TV. È la televisione infatti che ha creato questo mondo di famosi e non di talentuosi. E questo tema passa nel film. È il lato oscuro del sogno.

scheda 1
LA TRAMA DEL FILM
Estate. La periferia infuocata di una città del sud: Librino, Catania, una grande città nella città, di quelle costruite senza misura d’uomo da perfidi architetti giapponesi. Manuela, tredici anni, e la sua famiglia: Rita la madre, un’esistenza strappata a morsi alle delusioni, Marianna la sorella bella e intoccabile, Paris Hilton di periferia e Giulio il padre, un fallito di talento.Più che una famiglia una bomba a orologeria. Manuela corre sul suo vecchio motorino e per la testa ha solo due cose: Giuseppe, il ragazzo che le piace, e realizzare i suoi sogni. Manuela corre ma si sa che non può andare molto lontano, le strade della periferia di Librino sono una strana commistione di passato e futuro almeno fino a quando un giorno la Madonna non la vede….

scheda 2
Scheda del Film
FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion
MONTAGGIO: Osvaldo Bargero
MUSICHE: Federico Di GiambattistaAndrea Fabiani
PRODUZIONE: Rosettafilm, Nuvola Film, in collaborazione con Adriana Chiesa Enterprises, Regione Siciliana, Sicilia Film Commission e Cinesicilia
DISTRIBUZIONE: Videa-CDE
PAESE: Italia 2010
GENERE: Commedia, Drammatico
DURATA: 80 Min
FORMATO: Colore
NOTE:
Film d'apertura della sezione Controcampo Italiano al Festival di Venezia 2010