Rubrica PSIKE Aprile 2011 - Slide Italia - del Dott.Andrea Ronconi

Caro Dottore, sono una ragazza di 25 anni le scrivo perché soffro di attacchi di panico da circa sei mesi. All’inizio, su prescrizione del medico di famiglia, ho assunto degli ansiolitici e gli attacchi improvvisi sono diminuiti ma mi sentivo più stordita, assonnata e facevo più fatica a concentrarmi nello studio. Vivevo nel terrore che prima o poi mi tornassero e sentivo che qualcosa era cambiato in me, continuando a percepirmi vulnerabile. Dopo diversi mesi che prendevo i farmaci ho deciso di smetterli ma subito tutto è tornato come prima, anzi i timori sono più intensi. Cosa posso fare?


Gent.le Signorina, capisco bene come lei possa sentirsi, in questo momento della sua vita, a causa del disturbo di panico contro il quale cerca di combattere. Rivolgersi al medico è stato un buon inizio di terapia anche se potrebbe considerare di integrare la farmacoterapia con un trattamento psicoterapeutico come quello cognitivo-comportamentale che impieghi tecniche, metodi e strategie di comprovata efficacia. Il disturbo da attacchi di panico (cosi come per altri disturbi d’ansia e mentali) non è solo l’espressione di uno scompenso biochimico normalizzabile con la semplice assunzione di farmaci psicotropi. Il disturbo da attacchi di panico è anche riconducibile ad una molteplicità di fattori e cause di natura emotiva, relazionale e sociale. Il panico è espressione dell’ansia che si manifesta in intensi episodi distinti accompagnati da pensieri ed emozioni negative relative alla salute come gravi malori, paura di morire o legati alla paura di perdere il controllo come, per esempio, la paura di impazzire e di non poter essere soccorsi. Il disturbo di panico è caratterizzato dal cambiamento delle abitudini di vita per il timore di avere ulteriori attacchi. Il disturbo comporta una limitazione di libertà d’azione man mano sempre più crescente a causa dell’evitamento delle situazioni in cui si teme di star male. C’è anche l’ansia pressoché costante timore che possa, prima o poi, rivivere la bruttissima esperienza del panico. Già dopo i primi attacchi di panico il paziente può percepire un importante abbassamento dell’umore per il semplice fatto di privarsi, con l’evitamento, di svolgere quelle attività e frequentare quei posti che prima erano esperiti serenamente. Il timore di aver subito un cambiamento senza ritorno e non riuscire vedere vie di uscita causa senso di impotenza e sentimenti depressivi. Spesso il paziente chiede di essere accompagnato da persone care e questi pensando di aiutare di fatto mantengono e consolidano con la loro presenza continua, i timori che possano all’improvviso verificarsi degli attacchi. In talune situazioni può costituire sollievo assumere ansiolitici (di competenza medica) per tamponare il disagio emotivo. Ma dopo un primo assestamento dei sintomi indotto farmacologicamente, è necessario completare la cura con una psicoterapia mirata e competente. La psicoterapia per un disturbo di panico con o senza agorafobia è finalizzata all’apprendimento di strategie per affrontare con minor disagio emotivo le situazioni temute ed evitate. Il programma di trattamento, pur rispettando le differenze individuali di ciascuno, può seguire alcuni passaggi focali:
-          Una prima fase nella quale viene fatta una psicodiagnosi, misurato il grado di gravità del disagio e valutate le risorse presenti nel paziente e nelle sue relazioni;
-          Capire che cosa sono i disturbi d’ansia in generale e quello di panico in particolare;
-          Formulare un piano di trattamento nel quale il paziente è protagonista informato, attivo e consapevole delle varie tappe e dei tempi ipotizzati per diminuire/risolvere l’ansia eccessiva;
-          Sviluppare capacità di rilassamento per saper contrastare, esponendosi ai diversi contesti, la tensione legata allo stress e ai momenti d’ansia;
-          Promuovere modalità di gestione mentale e comportamentale dell’ansia e del panico;
-          Stimolare la ripresa delle attività, la frequentazione di luoghi o eventi sociali e le situazioni che si sono evitate a causa del disturbo;
-          Apprendere modalità di prevenzione delle ricadute per mantenere e migliorare i risultati maturati dal percorso di trattamento.
Quando il paziente dimostra una buona motivazione al trattamento comportamentale, una fiducia apprezzabile per lo psicoterapeuta a cui si rivolto e le sue tecniche, ma anche quando quest’ultimo può contare sulla collaborazione del medico per i farmaci, i primi miglioramenti nella gestione dell’ansia segno che la cura del disturbo di panico sta avvenendo, può realizzarsi anche in tempi relativamente brevi.