CONSIGLI PER LA MENTE del Dott. Andrea Ronconi ( Slide 3 )

4 agosto 2010
Caro Dottore, sono una giovane donna, madre di tre figli. Ho un problema che mi tiene in ansia. Da qualche tempo ho paura per la sicurezza economica della mia famiglia e soprattutto per il futuro dei miei figli perché, oltre alla crisi globale, nel mio piccolo non resisto alla tentazione di comprarmi borse e accessori di lusso. Ogni giorno mi ritaglio spazi di tempo che passo su internet per curiosare tra le nuove collezioni, è un vero vizio, e davanti a quegli oggetti bellissimi e prestigiosi, non posso oppormi al desiderio di comprarli: li scelgo, li ordino e li pago online, con carta di credito. È così facile! Per intenderci, solo nell’ultimo mese ho speso alcune decine di migliaia di euro. E sono ben consapevole del fatto che tutte quelle borse e quei meravigliosi accessori non mi servano a nulla ma non c’è modo per me di resistere all’impulso di averli. Ma non ce la faccio più, la paura di rovinare me e la mia famiglia, i sensi di colpa e la vergogna non mi fanno dormire la notte.

RISPOSTA : Gent.ma Signora, le dirò subito che con una semplice email non potrò aiutarla a liberarsi dal suo disagio emotivo, da questa difficoltà di cui mi scrive a controllare l’impulso di comprare oggetti di lusso. Ma la invito a riflettere su quando andrò scrivendo a titolo esclusivamente informativo e a considerare l’opportunità di rivolgersi personalmente ad uno psicoterapeuta per intraprendere, eventualmente, un trattamento professionale.
Non la consolerò dicendole che almeno l’8% degli italiani soffre di “shopping compulsivo” e informandola che per il 90% si tratta di donne. Le donne che ‘abusano’ della carta di credito sempre più spesso lo fanno via internet. Non di rado, le persone che hanno appreso abitudini disfunzionali come le sue - quelle abitudini cioè che influiscono negativamente sulla qualità della vita individuale, relazionale e familiare - conservano la capacità di capire quanto i loro comportamenti siano causa di disagio per sé e, indirettamente, per le persone care. Questa consapevolezza purtroppo non basta e non serve da deterrente.

Tra i diversi fattori che possono determinare un impulso irrefrenabile allo shopping tale da portare a spendere oltre la misura delle proprie possibilità economiche, potremmo ipotizzare uno stato di frustrazione emotiva. Questo stato di sofferenza spinge la persona alla ricerca di una compensazione attivando/promuovendo azioni che producono una gratificazione. In effetti, durante e immediatamente dopo l’acquisto di oggetti desiderati, l’ansia e il disagio, l’insoddisfazione diminuiscono. E anche se l’effetto dura poco, tale gratificazione finisce per rinforzare il comportamento disfunzionale semplicemente perchè permette l’esperienza di un sollievo momentaneo. Si tratta di una ‘strategia’ che alla lunga non funziona perché nel tempo, col moltiplicarsi delle conseguenze inevitabilmente negative di uno shopping compulsivo, aumenta proprio quell’ansia originaria che con gli acquisti ci si proponeva di lenire.
Questo circolo vizioso di disagio, ansia e frustrazione è quindi mantenuto e aggravato dallo shopping eccessivo e non determinato da bisogni o motivazioni sane. Ci sono persone che non riuscendo a controllare gli impulsi continuano a cadere nella trappola ormai automatizzata di comprare sempre di più per stare meglio, e finiscono per ammalarsi di dipendenza dallo shopping.
L’esaltazione di un nuovo acquisto si traduce presto in una delusione per finire, a volte, in disperazione. La cronicizzazione di questo stato mentale di dipendenza patologica, nelle situazioni più gravi, può trascinare alla depressione coinvolgendo anche i familiari in una condizione economicamente ed emotivamente insostenibile. Addentrandoci nel meccanismo, possiamo vedere quanto, nei momenti che precedono la messa in atto della compulsione, i pazienti vivano uno stato emotivo e affettivo, mentale e relazionale caratterizzato da negatività come frustrazione, ansia o rabbia.

Le cause psicologiche della tendenza incontrollabile a spendere eccessivamente possono essere molteplici e complesse, spesso tale patologia si manifesta in persone insoddisfatte della propria relazione coniugale o affettiva e può essere associata a bassi livelli di autostima. Semplificando e considerando le opportunità di cura, la psicoterapia cognitiva e comportamentale dello “shopping compulsivo” può aiutare, innanzitutto, a diminuire la frequenza delle compulsioni fino a eliminarle del tutto per poi aiutare i pazienti ad apprendere nuove strategie cognitive - cioè mentali - e a imparare nuovi repertori comportamentali - cioè a cambiare abitudini. In altre parole, riuscire ad astenersi da un impulso irrefrenabile significa imparare a gestire gli effetti della rinuncia sostituendoli con azioni nuove che portano a un piacere nuovo, finalmente senza quelle conseguenze negative ben note ai pazienti e ai loro cari.
Per uscirne bisogna innanzitutto ammettere con se stessi di essere dipendenti dallo shopping, e mi par di capire che per lei questo sia un punto abbastanza chiaro, ma anche aver il coraggio di saper chiedere un aiuto professionale più impegnativo nelle situazioni così difficili.