Guardando i mondiali in TV ( di Patrizio Placuzzi )

4 agosto 2010
C’è una espressione che ha fatto scuola nel mondo del mondo del calcio e del giornalismo sportivo, essa è la celebre frase “Clamoroso al Cibali”, pronunciata dal radiocronista Sandro Ciotti, il 4 giugno 1961 durante la trasmissione radiofonica “tutto il calcio minuto per minuto” per commentare la sorprendente vittoria del Catania sull’Inter per 2 a 0 allo stadio Cibali. La frase è poi entrata a far parte della terminologia calcistica per indicare un risultato a sorpresa, in cui a prevalere è la squadra sfavorita.
Questa terminologia legata al mondo del calcio, ben si attaglia alla clamorosa sconfitta per 2 a 1del Brasile contro l’Olanda, nei quarti di finale della coppa del Mondo che si è disputata in Sud Africa. Il Brasile allenato da Dunga, era dato come super favorito per la vittoria finale, ad ogni tornata dei mondiali il Brasile, cinque volte campione del mondo, è sempre stato considerato come il principale potenziale vincitore della Coppa del Mondo; mettere in dubbio le qualità e le probabilità di vittoria della selezione verde oro sarebbe come per un cattolico mettere in discussione il dogma dell’infallibilità del papa.
Il Brasile è stato sconfitto per 2 a 1 dalla più “brasiliana” delle squadre europee, nella fattispecie l’Olanda, dopo un partita “tirata” che ha visto prevalere la maggiore freschezza atletica degli olandesi, che hanno potuto contare su un Wesley Sneijder superlativo. Una squadra coriacea e generosissima l’Olanda, che ha sofferto per 45 minuti, è andata sotto di un gol, reagendo alla grande nella ripresa e ribaltando il risultato con Wesley Sneijder, e che alla fine ha eliminato clamorosamente la squadra di Dunga andando di diritto alle semifinali del mondiale 2010. Poi l’Olanda è andata ancora avanti, arrivando a disputare la finale persa per 1 a 0 con la Spagna. Una squadra quella olandese, che ha evidenziato una notevole tenuta fisica e soprattutto psicologica, in grado di gestire i momenti di sofferenza per poi colpire al momento giusto, e tornare a battere i verde-oro dopo il successo targato Cruijff Capitano della leggendaria Olanda dell’edizione 74 in Germania.
Eppure il Brasile nel primo tempo non aveva giocato male, tutt’altro, nel prima parte della gara i brasiliani hanno dominato la partita, hanno fatto ballare gli olandesi con il loro classico possesso di palla, e hanno trovato il gol con Robinho.

La sconfitta della nazionale verde oro è stata presa in Brasile come una tragedia nazionale, la posizione di Dunga come CT del Brasile ha cominciato a traballare subito dopo la sconfitta con l’Olanda, infatti il giorno dopo l’eliminazione Dunga è stato sollevato dall’incarico assieme al suo staff. E’accusato in sostanza, oltre di aver lasciato a casa giocatori del calibro di Pato e Ronaldinho, di aver portato giocatori al tramonto come Gilberto Silva a discapito di gente più fresca atleticamente e soprattutto di aver snaturato le fondamenta del calcio brasiliano che si basa sulla mentalità del calcio-spettacolo, proponendo un calcio difensivistico all’italiana che ha fatto inorridire la stampa sportiva brasiliana, che ha definito Carlos Dunga il peggiore CT del Brasile degli ultimi 35 anni.
Anche Fulvio Collovati che ha seguito i mondiali del Sudafrica per conto della Rai si è scandalizzato sul gioco “sparagnino” praticato dal Brasile di Dunga.

Io vado controcorrente e prendo le difese di Carlos Dunga. Il problema del Brasile, che riguarda anche l’altro colosso calcistico del Sud America, l’Argentina, è quello di conferire un gioco di squadra e una disciplina tattica a dei campioni, abili giocolieri che altrimenti procederebbero, per conto loro. Dunga è stato un discreto giocatore, un implacabile mastino del centrocampo, ha giocato nel Pisa, nella Fiorentina e nel Pescara, da noi ha imparato la disciplina tattica, non credo che abbia voluto snaturare le caratteristiche del calcio brasiliano, ma razionalizzare un sistema di gioco che è bello a vedersi, ma che alla può risultare financo sterile. Il problema è che gli è andata male per una serie di circostanze, se vinceva nessuno avrebbe avuto niente da ridire.

Diego Armando Maradona.
La persona in questi mondiali che ha attirato l’attenzione dei media è stato senza dubbio Diego Armando Maradona, commissario tecnico dell’Argentina. Con il suo modo di vestire, è andato in panchina con giacca e cravatta, alla conferenza stampa però è andato in tuta, ha fatto tutto all’incontrario, questo dimostra la stravaganza del soggetto, con i baci e gli abbracci che dispensava ai suoi giocatori: più che un CT è stato come un fratello per loro. Quello che ho detto per il Brasile vale per l’Argentina, la squadra di Maradona era una sommatoria di campioni che giocavano insieme e dai quali ti puoi aspettare sempre la giocata vincente;ma non sono un vera squadra nel senso più classico del termine come possono essere Olanda, Spagna e Germania che ha mandato a casa gli argentini con un sonoro 4 a 0.

Maradona più che un CT, infatti non ha dato prova di essere un grande stratega, non ha saputo dare un gioco alla sua squadra, è stato un grande “motivatore”, si sa la motivazione a volte smuove le montagne. Non è detto che un grande calciatore possa essere anche un grande allenatore. E’ un grande personaggio, questo si, la sua forza che all’apparenza può risultare una debolezza è stata proprio questa. Per farmi capire meglio:Tabarez, l’allenatore dell’Uruguay è davvero un grande maestro di tattica e strategia legata al calcio, Maradona è totalmente digiuno di queste cose, le sue qualità sono altre.

L’Oscar della simpatia in questi mondiali giocati in SudAfrica va a mio avviso al Ghana, perché ha tenuto alto l’onore di un continente come l’Africa, che non ha particolarmente brillato in questo mondiale organizzato proprio in un paese africano Il SudAfrica, nel nome di Nelson Mandela.Su sei squadre solo il Ghana è arrivata ai quarti.
La squadra africana è uscita ai quarti di finale con l’Uruguay ai rigori, dopo aver sbagliato un calcio di rigore nei tempi regolari.Ha giocato una buona partita, non è facile giocare contro l’Uruguay, una squadra tosta, rognosa, ben impostata tatticamente, che non ti lascia giocare.
La Germania al di la delle abilità tattiche e di gioco di squadra che ha dimostrato sul campo, merita di essere ricordata anche per il fatto di aver aperto la strada al concetto di nazionale “multietnica” piena di giocatori naturalizzati figli di emigranti, una strada che sarà obbligata per tutte le nazionali in un prossimo futuro. E’arrivata terza, è stata sconfitta in semifinale dalla Spagna, che poi ha vinto il torneo. Nella finalina per il terzo e quarto posto ha battuto l’Uruguay.
La coppa del mondo 2010 giocata in Sudafrica è stata vinta dalla Spagna, ha battuto in finale l’Olanda con un gol di Andres Iniesta. Non è stata esattamente una bella partita, ma si sa, nelle finali, per tanti motivi, succede sempre così. E’ stato giusto così: ha vinto la squadra che ha espresso il miglior gioco, fatto di fitte trame e di possesso palla, forse un pò lezioso, in un torneo che non ha fatto vedere un granchè in questo senso. La Spagna vince per la prima volta il titolo mondiale, bissando il successo ottenuto agli europei del 2008.E’ un squadra giovane che può aprire un ciclo che durerà ancora per molti anni. Hanno investito sul settore giovanile, raccogliendo i frutti della loro semina. Busquets, Puyol, Xavi, Piquè, Pedro Rodriguez, Victor Valdes e Andres Iniesta provengono tutti dalla “cantera”, il settore giovanile del Barcellona.
Dell’eliminazione della Francia e dell’Italia, le finaliste del mondiale 2006, non parlo, per una questione di pudore, perché c’è un limite a tutto.
Mi piace ricordare di questo mondiale, gli occhi spauriti e innocenti di tanti bambini africani delle “bidonville” di Joannesburg, che abbiamo visto in tv, i loro occhi esprimono una voglia di riscatto e speranza di tutto un continente che con l’organizzazione dei mondiali ha dimostrato di volersi riscattare. Se lo meritano, perché l’Africa è un continente meraviglioso.