L'Aquila nel cuore. Intervista a 2 anni dal sisma!


L’Aquila nel cuore
A due anni dal sisma, Slide torna sul luogo del disastro per scoprire come stanno le cose.
Intervista esclusiva a Stefania Mezzopane, Assessore della città.
a cura di Fabio Pavesi - Slide Aquila

Alle 9.30 del mattino è già nel suo ufficio. Prima passa in rassegna i principali quotidiani, locali e nazionali. Poi, insieme alle sue collaboratrici ( uno staff tutto rosa come è sua consuetudine da anni ) controlla la corrispondenza e fissa gli appuntamenti settimanali. Un’agenda carica di impegni quella di Stefania Pezzopane, attuale assessore comunale a L’Aquila,con delelghe alle politiche Sociali, Culturali, al Diritto allo Studio.
È salita agli onori delle cronache nazionali proprio durante l’emergenza post sisma per aver più volte sollecitato il governo, talvolta anche con toni aspri, ad accelerare i tempi delle ricostruzione, ad usare metodi più democratici e a far valere i diritti della sua gente.
Ma in città, Stefania, come tutti la chiamano, sin da quando era consigliere comunale nella giunta Centi, è conosciuta come donna di punta del Partito Democratico. Combattiva e coriacea come pochi, ma cortese e disponibile con tutti, ha lottato davvero come una leonessa per far ascoltare la voce degli aquilani, che reclamavano pari diritti e pari dignità.
Dopo aver guidato la Provincia dell’Aquila per sei anni (dal 2004 al 2010, un anno straordinario in più dopo il terremoto) il sindaco dell’Aquila l’ha chiamata a far parte della sua squadra. Ed ora è alle prese con tre deleghe davvero impegnative in una città ancora in emergenza.

Assessore qual è la situazione oggi a L’Aquila a oltre due anni dal terremoto?
Siamo ancora in piena fase emergenziale. Chi parla di miracolo mente. A L’Aquila dopo più di due anni la ricostruzione vera è al palo. Basta venire a visitare la città per rendersi conto della situazione del centro storico, ancora tutto puntellato. L’emergenza iniziale è stata affrontata con rapidità. Sono stati costruiti 19 nuovi quartieri, lontani dal centro storico, che hanno dato la sensazione che qui ci fosse stato un miracolo. Ma non sono sufficienti a dare una risposta abitativa a tutti. Abbiamo ancora migliaia di persone ospiti negli alberghi, i più anziani addirittura sulla costa, ad oltre 100 km dalla città perché non ci sono risorse per la ristrutturazione degli appartamenti. Le nostre attività commerciali e le imprese sono in ginocchio, ma siamo ancora in attesa che la promessa della Zona Franca diventi realtà, mentre sulla sospensione delle tasse, concesse per altre emergenze, non ci sono ancora certezze. Il tutto è stato gestito sulla base di ordinanze del governo e della Protezione civile, senza l’ombra di una legge, nonostante siano state raccolte le firme per una legge d’iniziativa popolare.

È per questo che Lei è andata ad appendere le chiavi alle transenne di piazza Palazzo?
Quella è stata una manifestazione simbolica e provocatoria al tempo stesso, nata in maniera spontanea dai tanti comitati cittadini. Una manifestazione corale, senza colori politici, a cui gli aquilani che amano a loro città, me compresa, hanno preso parte. Il messaggio era chiaro. Riconsegniamo la chiavi delle nostre case, dato che la ricostruzione è ferma. La voglia di protagonismo e di partecipazione nata dopo il sisma è stata linfa vitale per questa città. Un’attestazione d’amore e d’impegno, che ha dato forza a tante altre iniziative, come la manifestazione contro le tasse ai terremotati a Roma o L’Aquila chiama l’Italia, con l’appello forte lanciato all’intero paese a non spegnere i riflettori.

Qual è la vera emergenza dopo il terremoto?
Ce ne sono tante. Oltre alla ricostruzione delle abitazioni bisogna pensare alla ricostruzione sociale e all’emergenza abitativa delle fasce meno abbienti. Dopo il terremoto sono aumentati i nuovi poveri, ma gli alloggi popolari sono carenti. Ci sono 1500 alloggi di edilizia popolare inagibili; la ristrutturazione ancora non inizia, dopo due anni e mezzo. Se questi appartamenti venissero ristrutturati, gli inquilini che adesso vivono nei progetti CASE o nei MAP (per intenderci le case provvisorie antisismiche sorte dopo il terremoto), potremmo tornare nei loro appartamenti, lasciando liberi quelli che occupano adesso. Si tratta di oltre 700 appartamenti con cui il comune dell’Aquila potrebbe rispondere alle esigenze sociali delle famiglie in difficoltà. E le assicuro sono tante. Le farei vedere la fila che ogni giorno trovo fuori il mio ufficio. Gente disperata. Altro che miracolo aquilano!

Questa situazione la preoccupa?
Mi preoccupa la situazione di estremo disagio sociale di alcune famiglie, che rischia di esplodere. Molte di queste persone prima del 6 aprile riuscivano a condurre una vita dignitosa, pur nelle difficoltà. Ora la fascia di povertà si è dilatata. I prezzi degli affitti sono aumentati a dismisura e le opportunità di lavoro si sono ridotte. Sono in molti a non farcela. Ci sono alcuni casi estremi. C’è chi vive in un camper o in roulotte da mesi; c’è il caso di una famiglia di 4 persone, in cui lavora solo il padre, ma non ce la fa a pagare un affitto troppo caro e spesso ricorre al Comune per avere un minimo di assistenza. Ci sono persone che non riescono a pagare il mutuo dopo il terremoto. Ci persone che ricorrono a noi perché non hanno più un tetto sulla testa e soldi per sbarcare il lunario. Il Comune dell’Aquila, che è ancora in attesa del terzo lotto del Fondo immobiliare promessoci dal governo, è stato costretto a fare un bando per reperire alloggi a prezzi calmierati per aiutare le famiglie in difficoltà. Siamo riusciti a reperire per il momento 22 alloggi, ma le domande sono molte di più.

Cosa manca davvero alla città? Di cosa L’Aquila avrebbe davvero bisogno adesso per poter tornare, come più volte metaforicamente affermato, a volare?
Abbiamo bisogno di un impegno straordinario da parte del governo. Di una legge per la ricostruzione, che stanzi risorse certe e fissi regole definitive. I comitati cittadini hanno raggiunto le firme. Non vedo perché ci deve essere negato quello che è stato concesso ad altri territori in emergenza. Abbiamo bisogno della Zona Franca per risollevare l’economia. Abbiamo bisogno di spazi culturali e soprattutto di spazi aggregativi, dove i giovani, i ragazzi, gli anziani possano incontrarsi e stare insieme. Abbiamo bisogno di poter tornare ad una fase di normalità anche nella “governance” della città. Basta con i commissari. I poteri devono tornare a chi è stato legittimamente eletto dai cittadini.

Per i giovani a cosa state pensando?
I ragazzi sono quelli che soffrono di più. Prima del 6 aprile il centro storico, i portici, le piazzette e i vicoli della città erano i luoghi naturali di incontro e di socializzazione. La sera il centro diventava il cuore della movida, che metteva insieme i ragazzi aquilani e i tantissimi universitari fuori sede, che amavano la nostra città. Ora gli spazi sono carenti. Alcuni mesi fa gli alunni del Liceo Classico dell’Aquila, a nome anche degli altri studenti aquilani, ci hanno mosso la richiesta di riavere uno spazio in centro. Se il Presidente della Regione e Commissario Chiodi ci trasferisse le risorse provenienti dalle donazioni post terremoto, potremmo accelerare i tempi per la realizzazione di una struttura a Piazza San Berardino (nel centro storico, ma fuori dalla zona rossa). Si tratta di un struttura provvisoria, perché la nostra idea è quella di rimettere in piedi edifici e locali già esistenti. Ma ne frattempo ai ragazzi devono essere date delle rispos! te concrete. Ci chiedono nuovi spazi per potersi incontrare, socializzare, studiare, e svolgere tutte le attività che facevano prima. Il Comune ha poi messo in piedi un piano in cui ha individuato alcuni spazi ricreativi per i giovani. Si tratta di scuole, asili e palestre da ristrutturare. Uno spazio per i giovani sorgerà anche a Parco del Sole, un polmone verde nel cuore della città, da sempre luogo ideale di incontri, di iniziative per i ragazzi, che tornerà presto ad essere fruibile anche grazie alla destinazione di una parte dei fondi della legge mancia che i parlamentari del PD hanno interamente devoluto alla ricostruzione dell’aquila.

Come pensa di mantenere la vocazione universitaria della città?
Il Comune dell’Aquila ha vinto un bando ANCI, aggiudicandosi un finanziamento di circa 400mila euro per migliorare i servizi per gli universitari. I fondi provengono dal Ministero della Gioventù. Insieme all’Università, all’Azienda al Diritto allo Studio e l’Azienda Municipale dei trasporti abbiamo pensato ad un pacchetto di servizi per gli universitari. Si va da un’agenzia per la ricerca di appartamenti, al potenziamento dei mezzi di trasporto, dalla realizzazione di sale studio, biblioteche alla creazione di eventi culturali, senza tralasciare l’allestimento di una piattaforma per migliorare i servizi e-learnig. Tra gli obiettivi principali anche la richiesta al governo di prorogare l’esenzione delle tasse d’iscrizione all’Università, che mi sembra una delle esigenze prioritarie per L’Aquila in questo momento.

Lei ha raccontato la sua esperienza e i difficili mesi del terremoto in un libro, “La politica con il cuore” (ed. Castelvecchi) dove si parla anche del G8. Che ricordi ha di quel periodo?
Sì, ho accettato la proposta di raccontare l’esperienza di quei terribili giorni, e insieme ho intrecciato altri miei ricordi di vita politica e personale. Il ricavato del libro sarà devoluto ai bambini di Haiti, che hanno subìto un trauma davvero forte dopo il terremoto che ha sconvolto l’isola. Il dolore della perdita e della distruzione è uguale a L’Aquila e ad Haiti, stesse lacrime, stessa disperazione. Allora guidavo la Provincia dell’Aquila, ma quando sono stata eletta non pensavo certo di dover affrontare una tragedia di simili dimensioni. Il terremoto ha sconvolto la vita di tutti noi. È come uno spartiacque che segna una netta cesura tra il “prima” e il “dopo”. Ricordo il dolore, le lacrime e il senso di abbandono e smarrimento della gente, ma anche la grande forza e la determinazione di non mollare. Sono stati (e sono ancora) mesi difficili. Il presidente del Consiglio è venuto a L’Aquila 22 volte. Ci ha sedotto e poi abbandonato. Le case te! mporanee costruite dopo il sisma hanno dato sollievo, ma non è di legno la città che vogliamo. E poi c’è stata la grande prova del G8. Un’esperienza davvero unica. Ho avuto modo di stare a fianco ai grandi della terra. L’abbraccio e l’incoraggiamento del presidente Obama non lo dimenticherò mai più. E neanche la giornata trascorsa con Clooney. Beh, una presidente della Provincia è anche una donna, e al fascino di Clooney è difficile resistere. Tuttavia le aspettative del G8 sono andate deluse. Il governo non ha saputo richiamare le potenze del mondo ai loro impegni verbali di aiuti economici per la ricostruzione del patrimonio culturale della città.



Ma di aiuti ne sono arrivati tanti?
Sì. L’Italia e il mondo intero sono stati davvero generosi. Grazie alla solidarietà della gente, delle associazioni, di tanti comuni e province amiche ci sono arrivati tanti finanziamenti, che sono arrivati a L’Aquila, ma anche nei comuni del cratere e alle frazioni del capoluogo.

Come immagina L’Aquila del futuro?
Una città più bella e più sicura di prima. Un’Aquila delle scienze e della tecnologia, dove le bellezze storiche si intreccino con le nuove tecnologie della comunicazione. Una città a misura di donna, di giovani, di anziani e di bambini. Una città con il fascino delle tante città d’arte, a cui la nostra non ha niente da invidiare. L’Aquila è una città che ha conosciuto il dolore più estremo, ma proprio da questa tragedia che troveremo la forza per andare avanti.