La "cura", come salvezza dell'anima.

Una meravigliosa sinfonia chiamata vita.
La "cura", come salvezza dell'anima.

a cura della Dott.ssa Laura Benvenuti / Medico Omeopata, diplomata in Medicina Tradizionale Cinese e Agopuntura, Psicoterapeuta Gestalt in formazione


Cura, dal latino Cùra, deriva dalla radice Ku-/Kaw Osservare e dal sanscrito Kavi Saggio.
Mi piace l’idea di una medicina basata su questo presupposto: osservare con saggezza.
I Greci esprimevano il concetto di saggezza con il termine “Sophrosyne” che ha la radice nel verbo Sozo (salvare) e fren (anima), quindi la saggezza per i greci era la salvezza dell’anima.
Tornando al significato della parola "cura" si potrebbe quindi parlare di osservazione e di salvezza dell’anima. Considerare la cura dell’individuo come la possibilità di entrare in contatto con la parte più profonda dell’essere. La parola anima deriva dal greco animus (vento), elemento della natura invisibile, ma percepibile come un soffio sulla pelle o come forza che muove e sposta.
Quando il nostro corpo si ammala non sta facendo altro che manifestare gli effetti di quell’animus che ci rende vitali e che non potremmo percepire se non osservando con saggezza e, io aggiungo con amore, gli effetti che esso stesso produce. Il sintomo, partendo da questa visione, può allora essere considerato non solo come indicatore di una macchina che non funziona più (il nostro corpo) e che quindi va aggiustata, ma anche come espressione di un disagio più profondo che non siamo in grado di sentire e riconoscere. Ciò che ci rende diversi da una macchina è proprio quella impercettibile e misteriosa energia che non solo ci fa funzionare, ma che ci fa soprattutto vivere la realtà attraverso i sensi e per questo noi sentiamo e ci emozioniamo. 
Io non credo che il nostro corpo sia una macchina perfetta, io credo che il nostro corpo sia un’insieme di parti che si relazionano in modo perfetto. Come in una grande orchestra, ogni elemento si relaziona con l’altro al fine di creare un’armonia di suoni che si mescolano e si integrano. Questa è la meraviglia e la perfezione dell’essere umano e pertanto il concetto di cura dovrebbe essere finalizzata a mantenere questo equilibrio tra le parti, un equilibrio in continuo movimento e cambiamento, ma sempre fondato su un’armonica relazione tra le parti.
Uno stomaco dolente quindi non potrà essere considerato solo come organo, separato dal resto del corpo fisico ed emotivo. Ricollegandomi al concetto iniziale di cura io credo che quella parte del nostro corpo ci stia semplicemente chiedendo di essere osservata con saggezza e amore. Io posso ridurre il dolore prodotto da una gastrite, ma contemporaneamente ascoltare quel dolore senza considerare il nostro stomaco un nemico da combattere, ma piuttosto una parte da amare e ascoltare più di altre perché ci sta aiutando ad entrare in contatto con noi stessi, con il nostro mondo emotivo, con la nostra anima. Ritengo che questo sia un principio fondamentale per vivere in salute, il resto è solo bonifica, separazione ed eliminazione di parti. Ma se ci comportassimo solo così senza applicare questo principio che ne sarebbe dell’orchestra? Qualche strumento ben funzionante non basta a creare questa meravigliosa sinfonia chiamata vita.