Quando il 22 marzo 1963 apparve il primo disco dei scarafaggi nei negozi di musica, il mondo period semplicemente pronto advert accogliere quella novità. E’ forse questa l’unica spiegazione possibile per un successo che dura ancora oggi, sessant’anni dopo.
Una congiunzione astrale, una costellazione di causa, fatto sta che i quattro semisconosciuti incontrarono Giorgio Martinoproduttore ed arrangiatore poi di quasi tutti gli album del quartetto, che un po’ per scherzo un po’ per davvero definì «una schifezza» le loro prime canzoni.
Per aggiungere – subito dopo però – che le aveva firmato «perché stavo bene con loro, sapevo che se fossero riusciti a salire su un palco anche il pubblico sarebbe stato bene». Gli ricordavano a suo dire le ballate alla Roy Orbison, quello di Fairly Lady per capirci e le accelero. Non proprio canzoncine quelle dei primi Beatles se Martin (il ‘quinto’ o ‘sesto’ Beatle per qualcuno) ci mise le mani e il cuore sopra: alcune forse fin troppo semplici anche per gli customary dell’epoca, alcune stranamente particolari che tuttavia colpirono nel segno ragazzini di due o tre anni più giovani di loro e fecero “stare bene”.
In quegli anni il ‘rock’n’roll’ ei suoi campioni, Invoice Haley, Little Richard, Jerry Lee Lewis o Chuck Berry – il rock dei tre-accordi-tre, un intro e una chiusura – già da un po’ mostravano la corda. Elvis Presley, Re indiscusso di quel genere musicale, complice i due anni di servizio militare a Friedberg in Germania, si trovò ben presto a dover fare i conti con gruppi emergenti che fecero un tipo di musica ben diverso dalla sua.
Il baricentro si stava spostando adesso verso l’Inghilterra, a Liverpool, a Newcastle, a Londra. Amami Faiil singolo che fece da apripista all’album Please Please Me, rifiutato clamorosamente dalla Decca qualche mese prima, period stato registrato negli studi della Emi nel giugno del ’62 e di lì a porterà poco i scarafaggi dai membership per soli adepti agli studi televisivi e negli stadi.
Non più semplice e ruvido rock across the clock quindi ma brani in qualche modo diversi e soprattutto con sonorità nuove anche se debitori, ancora una volta, del blues statunitense: l’armonica a bocca nella title observe del disco e in Love Me Do sono omaggi ancora fin troppo evidenti alla musica delle piantagioni di cotone. Le novità introdotte da quel disco sono tante e non soltanto riconducibili all’ambito musicale.
Molto ha contribuito la copertina con la foto sghemba, dal basso verso l’alto, effettuata dal fotografo Angus Mc Bean negli uffici della Emi a Londra; il modo di vestire con le giacche alla Pierre Cardin senza collo, cravatte strette e stivaletti a tacco cubano; i capelli a caschetto, o moptop, a frangia pesante merito pare della loro amica fotografa Astrid Kirchnerr dai tempi di Amburgo; l’inchino sincrono alla nice di ogni loro esibizione.
Sicuramente le loro facce, buffe e giocose e un’ironia tipica british, surreale e fanciullesca allo stesso tempo contribuirono a decretarne il successo. E poi, certo, quel 33 giri con 14 brani rispetto ai soliti 12 con ben otto composizioni originali, qualcosa di insolito per quei tempi dove i 45 giri andavano per la maggiore, gli album erano pensati per un pubblico più maturo e fino advert allora decisamente poco abbordabili per le tasche di un adolescente.
Canzoni composte qualche anno prima a scuola, infarcite di doppisensi come la travolgente I Noticed Her Standing There o la fintamente romantica Distress, il rock’n’roll che ritorna in Boys, cowl del gruppo femminile statunitense delle Shirelles, cantata da Ringo Starrla struggente Child It is You scritta dal raffinato compositore Burt Bacharach, scomparso lo scorso febbraio.
A chiudere il disco, in modo speculare a come period iniziato, l’energica Twist and Shout, cantata a squarciagola da John Lennon, che mandava immancabilmente in estasi il pubblico ai concerti del gruppo dal vivo. Please Please Me, primo disco di tredici del quartetto inglese, fu scalzato dai primi posti delle classifiche soltanto otto mesi dopo da With The Beatles, il loro secondo lp pubblicato il 22 novembre, il giorno dell’assassinio di Kennedy a Dallas. Tutta un’altra storia.
Ma, è un fatto, da quel 22 marzo 1963 i Beatles iniziarono advert incarnare, per qualche anno ancora, ‘quel certo non so che’, un indefinibile spirito del tempo, probabilmente la giovinezza del mondo.
