Capi ultrà Inter e Milan, intercettazioni e arresti: “Gli taglio la testa”



Calajò è stato coinvolto in un blitz nel capoluogo lombardo, nelle intercettazioni preludeva advert atti violenti contro i numeri uno delle curve del Milan e dei nerazzurri

Alcune intercettazioni fanno accapponare la pelle. Al centro c’è il ras della Barona, Nazzareno Calajò, arrestato in un maxi blitz a Milano scaturito da lunghe indagini sulle vie della droga del capoluogo lombardo, che nasce tra periferia e hinterland cittadino. Dal quartiere Barona, nella zona sud-occidentale di Milano, si muovevano diversi fili: alcuni di questi hanno sfiorato i capi ultrà di Inter e Milan, con dichiarazioni d’intenti per agguati e assassini.

“Gli sparo in faccia”

Sono in particolare due gli stralci che collegano Calajò al mondo del calcio. Il primo è relativo a marzo 2022, in cui il ras parla di Vittorio Boiocchi, assassinato sette mesi dopo nel quartiere Figino: “Vado a San Siro e gli taglio la testa davanti a tutti. Lo sequestriamo, lo anestetizziamo, lo portiamo all’orto e lo sotterriamo. Prendo l’ergastolo, non succede niente…”. Nonostante queste dichiarazioni, non riscontri collegamenti diretti tra le intercettazioni e l’omicidio del capo ultrà dell’Inter. Passando al tifo organizzato del Milan, invece, i nomi sono quelli di Luca Lucci e Giancarlo Lombardi, nel 2022 al centro di una contesa “per impossessarsi della gestione della curva”. Ne parla con il nipote, che afferma: “Noi non abbiamo mai mangiato un euro dalla curva… mo’ pigliarci a cuore una cosa che non ci interessa…”. Poi però è il ras a parlare di azioni concrete: “Io ti dico la verità, se qualcuno deve prendere una cannonata da ‘sto Cataldo (braccio destro di Lucci, ndr), io vado a sparare prima a Giancarlo (Lombardi) e poi a Cataldo”. Il nipote si offre volontario: “Dammi l’indirizzo e faccio io. Mi metto il casco integrale e lo faccio a Cataldo. Moto rubata e gli sparo in faccia”.



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