Adozioni in Italia. Sembra facile! Ma...

Quanta fatica per essere genitori
Trafile, burocrazia, spese per riuscire a fare la cosa più bella del mondo
di Alessandra Mura - Slide

Quando una donna diventa mamma la sua vita cambia. Aumentano le gioie, le emozioni, l'amore, ma anche i pensieri, le responsabilità e le preoccupazioni. E oltre ad essere mamme si è anche compagne, mogli, lavoratrici, casalinghe, infermiere, autiste, cantastorie, regine del multitasking. La maternità assume mille significati e sfumature differenti, emozioni che non si sono mai provate prima. Sai di essere mamma quando pensi prima a tuo figlio poi a te. Diventi mamma quando tu sparisci e la priorità diventa qualcun altro, perché il frutto del tuo amore viene prima di ogni altra cosa. 


Però ci sono coppie che non possono avere figli e che li desiderano più di ogni altra cosa. Quanto è difficile oggi essere mamma? Quanta burocrazia c’è dietro un’adozione? A chi bisogna rivolgersi per cercare di adottare un bambino? Le adozioni sono nazionali o internazionali. Cosa cambia? Cerchiamo di fare il punto della situazione. Sembra che in italia ci siano tanti di quei passaggi da far venire i brividi e spesso anche far cambiare idea a chi si appresta a voler fare questo passo. La legge italiana prevede infatti che le coppie che lo desiderano presentino la domanda di adozione, valida per tre anni, non solo presso il tribunale per i minorenni della propria regione di residenza ma anche presso altre regioni purché abbiamo determinati requisiti. Innanzitutto essere sposati da almeno tre anni o dimostrare che la propria unione, tra matrimonio e convivenza, ha raggiunto tale durata;la differenza di età tra i genitori adottivi e il figlio non può essere inferiore ai 18 anni e superiore ai 45 anni per un coniuge e ai 55 per l’altro. Ci sono poi una serie di domande, documenti e carte che certificano le buone condizioni psico-fisiche dei coniugi e le loro disponibilità economiche. Come se non bastasse, può succedere, spiega una mamma che ha raccontato la sua esperienza, di “dover rifare tutte le pratiche da capo anche perché in tribunale dopo un paio di anni cambiano i giudici e la cosa più assurda è che sia richiesto anche il consenso dei propri genitori, ossia dei futuri nonni dei figli adottati”. La domanda è formulata su moduli normalmente forniti dalle cancellerie adozioni dei Tribunali per i Minorenni e va presentata in carta semplice. Ecco un elenco dei documenti necessari:
  • stato di famiglia;
  • certificato di nascita dei richiedenti;
  • dichiarazione di assenso all’adozione da parte dei genitori dei coniugi o in caso di decesso, il certificato di morte;
  • certificato del medico di base che attesti la buona salute di entrambi i coniugi;
  • modello 101 o 740 o busta paga;
  • certificato del Casellario giudiziale dei richiedenti;
  • dichiarazione che attesti lo stato di non separazione dei coniugi;
  • alcuni esami clinici (per attestare la buona salute complessiva dei futuri genitori) ;
  • certificazione di Sana costituzione psicofisica accertata da struttura pubblica, da cui risulti l’esclusione di affezioni TBC, veneree, cardiovascolari ed HIV.
Una verifica dei documenti è indispensabile dato che vi possono essere delle variazioni e va fatta presso la cancelleria adozioni dei tribunali per i minorenni presso cui si intende presentare la domanda. La domanda di adozione nazionale ha una validità di tre anni ed è rinnovabile alla sua scadenza. A questo punto il Tribunale dispone la verifica preventiva dei presupposti ed esegue gli accertamenti ritenuti necessari al fine di accertare e dichiarare l’idoneità della coppia che ha proposto la dichiarazione di disponibilità.
Una volta superato il passaggio della documentazione, il Tribunale per i Minorenni incarica i servizi sociali del compito di conoscere la coppia e di valutarne le potenzialità genitoriali raccogliendo informazioni sull’ambiente familiare, le motivazioni della domanda, nonché la situazione personale e sociale dei coniugi. I servizi sociali devono valutare le risorse, i limiti, le convinzioni, le attitudini degli aspiranti genitori, il desiderio di entrambi all’adozione, la loro situazione socio-economica.
Sono requisiti indispensabili per garantire al futuro figlio, tutto il benessere di cui ha bisogno. In questa fase è anche compito dei servizi sociali informare in modo corretto e completo gli aspiranti genitori adottivi sulle possibili criticità che l’adozione può comportare. La legge sull’adozione prevede che le indagini siano completate entro 120 giorni (in realtà possono essere prorogate una volta) dall’invio della documentazione relativa alla coppia da parte del Tribunale per i Minorenni che ha disposto l’accertamento dell’idoneità. Al termine del periodo di accertamento, i servizi devono redigere una relazione conclusiva che sarà inviata al Tribunale per i Minorenni di competenza. Durante l’indagine i Servizi, riscontrando dei problemi non insolubili, possono chiedere alla coppia di sospendere l’indagine per un breve periodo e riprenderla dopo alcuni mesi di riflessione.
Il Tribunale per i Minorenni esamina la relazione inviata dall’ente locale e convoca la coppia per uno o più colloqui. L’esito dei colloqui darà modo al Tribunale di stabilire l’idoneità della coppia all’adozione, oppure dispone ulteriori approfondimenti rinviando nuovamente i coniugi ai servizi. Come potete leggere da queste poche righe non è per niente semplice concretizzare questo sogno. Anche se sotto certi aspetti, il tempo è un valido aiuto per capire se proseguire verso la meta oppure lasciar perdere. I figli non sono un gioco, anzi, ti cambiano la vita e per questo motivo è giusto riflettere molto attentamente sul grande passo. Condividiamo con voi l’esperienza di una mamma che si firma Anna, che è riuscita ad adottare un neonato di appena pochi giorni.
Abbiamo superato i tre anni canonici della validità della nostra pratica dell’adozione nazionale e quindi abbiamo dovuto rinnovare la nostra richiesta. Dopo sei mesi dal rinnovo il Tribunale dei Minori ci ha chiamato. Siamo andati all’incontro positivi com’è nel nostro stile. Avrei accettato qualsiasi bambino, anche con piccoli problemi di salute, forte della presenza di mio marito che è medico. La giudice è stata molto gentile con noi a diversità della coppia assistente sociale e psicologa dell’ASL di cui ho un ricordo non propriamente felice. Ci ha parlato di una bimba nata prematura, di soli pochi giorni. “Ci faremo sentire” – questa frase ha smorzato un po’ il nostro entusiasmo all’incrociare altre due-tre coppie nella sala d’attesa, trepidanti come noi. “Ce ne faremo una ragione” – ci siamo detti e siamo partiti, destinazione Milano, a trovare un nostro caro amico approfittando della giornata di ferie. Non ancora sul treno, dopo appena quaranta minuti, una telefonata dal Tribunale ci avvisa che siamo stati scelti per quella bimba e che dovevamo presentarci dopo dieci giorni.
E’ impossibile descrivere lo stato d’animo del momento. Con i lacrimoni agli occhi e un’energia esplosiva che invadeva le nostre anime abbiamo consumato due ricariche per avvisare amici e parenti. Ma le emozioni non erano ancora finite: appena arrivati a Milano una nuova telefonata ci comunicava che i tempi erano stati anticipati e che la bimba potevamo averla già il giorno successivo. A questo non ero proprio preparata. Una mamma di solito ha nove mesi per organizzare l’evento, io neanche ventiquattrore! Trafelata, ho attivato una mia amica diventata mamma qualche anno prima. Al mio ritorno a casa c’era tutto pronto, dalla culla al vestiario e suppellettili vari come se un Angelo fosse passato di lì e avesse esaudito ogni mio desiderio. E’ inutile dire che con questa mia amica ho un rapporto speciale che si è saldato da questa sua dimostrazione di affetto in un momento tanto importante della mia vita.
Il giorno dopo, siamo arrivati emozionatissimi ai Servizi Sociali, camminando dietro ad una carrozzina ancora vuota. Abbiamo aspettato pochi minuti in una stanza piena di disegni colorati. Ed ecco, si apre la porta e arriva lei, piccolina piccolina in un vestitino rosso e bianco con scarpine da bebè abbinate. Era bellissima. La signora che la stava cullando me l’ha data in braccio e ….sono diventata mamma! Mia figlia era di una tranquillità serafica, mio marito ed io un po’ meno. La guardavamo con occhi languidi incantati.
Ora ha otto anni. E’ cresciuta e ha mantenuto i suoi lineamenti delicati. Da tempo ci chiede un fratellino così abbiamo fatto tutto il percorso per una seconda adozione nazionale. Sono passati cinque anni e non ci hanno ancora chiamati. Ormai ci siamo messi l’animo in pace e ci godiamo la nostra piccola meraviglia.
Per chi, come noi, desidera una famiglia numerosa e si ritrova con una sola figlia il pensiero di non averne altri rattrista un po’. Ma riconosciamo anche di essere stati molto fortunati perché tutto ciò che ci è successo ha dell’incredibile: ogni evento si è compiuto per condurci a lei. Alle coppie in attesa mi sento di dire di non demordere, di circondarsi e frequentare altre coppie adottive. La vicinanza di chi ci è già passato è stata per noi un grande sostegno.”