Editoriale di Tommaso Torri - Slide Aprile 2011

Quello che sta succedendo in queste settimane nell'Africa settentrionale non può essere separato dalla conoscenza storica. E la storia ci dice che la fascia costiera che dall'Egitto attraverso la Cirenaica, la Tripolitania, la Tunisia e l'Algeria giunge fino al Marocco dopo aver conosciuto il dominio di Cartagine e dell’Impero Romano è stato il balocco delle nazioni colonialiste fino a diventare il “regno” di democrazie fantoccio in mano a uomini senza scrupoli.
Il malessere latente nelle società arabe del Nord Africa è esploso in forma virulenta dando esca ad una sorta di effetto domino che ha portato alla caduta prima del Presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali e poi dell’egiziano Hosni Mubarak, mentre seri disordini si sono verificati in Algeria e persino in Stati lontani dal teatro nordafricano come lo Yemen ed il Bahrein.
Soprattutto è insorta la Libia , ed il “colonnello” Muammar Gheddafi, da anni vero padrone del Paese pur senza avere alcun titolo ufficiale, a differenza dei suoi colleghi di Tunisi e del Cairo ha reagito con incontrollata violenza, giungendo al punto di far bombardare dall’aviazione militare le città ribelli, a partire da quelle della Cirenaica, ormai sottratte al controllo del governo di Tripoli.
L’effetto economico più evidente riguarda il prezzo del petrolio che, in pochi giorni, è schizzato a livelli preoccupanti. Se permanente, l’aumento del prezzo del petrolio ha due effetti concomitanti ed entrambi dannosi sulle economie consumatrici: riduce la crescita economica ed aumenta l'inflazione. Questi impatti economici, tuttavia, potrebbero essere considerati un prezzo accettabile in cambio dell'emancipazione di interi popoli.
Tutto quello che sta succedendo in Nord Africa, comunque, ha un valore epocale, crollano regimi che duravano da decenni e che ci sembravano eterni, tanto da averli eletti a interlocutori privilegiati. Si aprono infinite possibilità di cambiamento a poche centinaia di chilometri dalle nostre spiagge ma non abbiamo nessuna idea della direzione che prenderanno. Nessuno può saperlo ma è certo che avranno influenza sulle nostre vite molto più dei dibattiti che occupano le nostre teste da mesi. Se non ci rendiamo conto di ciò che sta accadendo e della potenza di questi terremoti è perché viviamo concentrati sul nostro ombelico, pensiamo che le nostre vite siamo indirizzate su binari predefiniti, perfino se non ci piacciono. Invece il rumore che sale dall’altra sponda del mare ci racconta che il mondo cambia in fretta, anche con violenza, che popoli spinti dalla fame di cibo e di libertà hanno alzato la testa.