Dalla passione artistica alla dermopigmentazione medica: la storia di Vanya Stone

 


Vanya Stone, conosciuta come Vanya Ink Tattoo, è una tatuatrice e dermopigmentista che ha trasformato un’esperienza personale in una missione: restituire armonia e sicurezza a chi porta segni sulla pelle. Specializzata nella dermopigmentazione medica, si occupa di coprire cicatrici, ricostruire aureole in 3D ed uniformare il colore in caso di vitiligine o cheloidi, con un approccio che unisce precisione tecnica e sensibilità artistica.

Come hai iniziato il tuo percorso?
Ho iniziato facendo corsi di tatuaggio artistico, lavorando su stili come l’old school e altri molto richiesti tra i giovani. Poi, a diciott’anni, ho avuto una brutta esperienza con il seno e ho subito un intervento che mi ha lasciato cicatrici. Questo segno mi dava molto fastidio e mi sono chiesta: “Possibile che non si possa eliminare in nessun modo se non chirurgicamente?”.
Ho provato quindi a utilizzare pigmenti adatti al colore della pelle. È stato lì che mi si è aperto un mondo: in Italia questa pratica è ancora poco diffusa, mentre all’estero è più conosciuta. Ho iniziato a collaborare con chirurghi plastici, che mi mandavano i loro pazienti per valutare caso per caso.

In alcune situazioni, come dopo una mastectomia (a seguito di un tumore al seno), bisogna ricostruire l’aureola completamente da zero, creando un effetto 3D con sfumature e colori. In altri casi, come mastoplastica additiva, riduttiva o ricostruzioni, si interviene sul capezzolo o sulle cicatrici, anche quelle a T, colorandole tono su tono.
La stessa tecnica si può applicare ad altre cicatrici: per esempio dopo una tiroidectomia (intervento alla tiroide), dove si copre il taglio sul collo, o per la vitiligine, pigmentando le zone bianche per uniformare il colore.

Quindi ti rivolgi sia a chi ha avuto esperienze mediche importanti, sia a chi vuole correggere piccoli difetti estetici?
Esatto. Lavoro sia a livello medico che estetico. Aiuto chi ha subito interventi o incidenti, ma anche chi semplicemente non si sente a proprio agio con il proprio corpo e vuole migliorarlo. In entrambi i casi, la dermopigmentazione può restituire sicurezza e benessere.

Progetti per il futuro?
Vorrei insegnare questa tecnica e organizzare corsi di formazione dato che in Italia siamo pochissime a farlo e spesso non c’è ancora una preparazione completa nel settore. Mi piacerebbe portare questa competenza anche all’estero, collaborando con altre realtà.

In cosa si differenzia il tuo lavoro da un tatuaggio artistico “cover up”?
La differenza è sostanziale. Le cover up artistiche coprono la cicatrice con un disegno (mandala, fiori, ecc.). Io invece lavoro con pigmenti neutri, ricreando la tonalità naturale della pelle per mimetizzare completamente il segno. Anche in presenza di cheloidi, che sono cicatrici in rilievo e spesso più scure o rossastre, è possibile attenuarne l’aspetto lavorando sui colori ed uniformandoli. Ovviamente ogni persona cicatrizza in modo diverso, quindi l’approccio è personalizzato.

Cosa ti dà più soddisfazione nel tuo lavoro?
Sicuramente la reazione delle persone. Molte clienti, quando vedono il risultato finale, si commuovono. Alcune non si guardavano allo specchio da anni per il disagio. Restituire loro la serenità e l’autostima è la parte più gratificante: mi ripaga di tutto l’impegno e la dedizione che metto in questo lavoro.