“MADE IN CARCERE”

Concedersi una seconda chance grazie a
“MADE IN CARCERE”
di C.Berlini NEUHAUS


Dal Carcere di massima sicurezza Borgo San Nicola di Lecce e dalla Casa di Reclusione Femminile di Trani, vi racconto l’inizio di una nuova vita per donne che hanno sbagliato e che stanno pagando, ma che già all’interno del carcere si stanno creando una seconda possibilità.
In Italia le cooperative sociali superano le 7.000 unità e sono in costante aumento. Attorno ad esse ruotano un numero considerevole di persone. Alcune vivono ai margini della società, e per la loro reintegrazione un numero di circa 40.000 volontari operano invisibilmente e quotidianamente con operosa dedizione.
Tra queste associazioni spicca Officina Creativa, una realtà tutta al femminile la cui vera scommessa è favorire l’integrazione attraverso l’insegnamento di un lavoro dignitoso per un riscatto di vita e la valorizzazione di attività di riciclaggio e riuso di materiali di scarto di qualità donati da aziende di moda leadear italiane.
Officina Creativa è la cooperativa che nel 2007 ha dato vita a un progetto, e al marchio “Made in Carcere”che oggi occupa 14 detenute del Carcere di massima sicurezza Borgo San Nicola di Lecce e della Casa di Reclusione Femminile di Trani. Appartiene a loro la progettazione e creazione con l’utilizzo di materiali di scarto e riciclati di ben sette linee di accessori utili e futili tra cui la famosa Shopper Bag, che ha varcato le Alpi in occasione del Mare di Moda salone internazionale che si svolge ogni anno a Cannes. Mare di Moda è la manifestazione più importante per il beachwear e la lingerie in Europa e in questa edizione l’organizzazione ha omaggiato con la Shopper Bag griffata “Made in Carcere” tutti i visitatori del salone.
Di “Made in Carcere”anche la borsa più grande del mondo presentata al salone internazionale della casa a Milano ( Macef ) già nel 2009.
Risultati che fanno ben sperare, e che hanno suscitato l’interesse di personaggi noti tra cui il ministro Alfano che alla vigilia dello scorso Natale ha sostenuto l’acquisto di oltre 245 prodotti “Made in Carcere”da acquistare on-line esposti sul sito ministeriale.
Incontro la fondatrice di Officina Creativa, Luciana delle Donne, per conoscere i progetti futuri della cooperativa sociale no profit, che opera dal 2007. Amministratrice Unica di Officina Creativa dopo aver maturato una pluriennale esperienza nel settore bancario in qualità di Top Manager, si dedica attualmente a tempo pieno al Terzo Settore poiché ha percepito non solo la crisi economica, ma anche la crisi di valori, decidendo di intervenire in quei settori più disperati, quali quello del carcere e quello del’impatto ambientale dei nostri comportamenti su questo pianeta: i rifiuti e l’energia rinnovabile.  

Cara Luciana, per realizzare la sua idea ha ricevuto contributi statali?
L’idea imprenditoriale è nata con l’aiuto e il sostegno di un mio finanziamento privato, di oltre 100.000 euro. Ci sono stati anche dei piccoli aiuti attinti dai progetti della Comunità europea, piccoli sussidi per l’acquisto di parte degli arredi esterni e dall’incentivo all’occupazione per le prime dieci risorse assunte.

E’ una cooperativa quindi le detenute sono anche socie?
Tutte le detenute hanno un contratto a tempo indeterminato, percepiscono quindi uno stipendio e sono dipendenti di Officina Creativa. I soci,invece, sono volontari della cooperativa, me compresa.

Crede che il lavoro in carcere abbia portato dei benefici? Se si quali.
Innanzitutto, una donna detenuta che ha partecipato al progetto Made in Carcere, possiede una cosa importante: un nuovo mestiere. Questo apre le strade a diverse alternative, tra cui la possibilità di lavorare in altri laboratori sartoriali oppure di esercitare in proprio un'attività imprenditoriale incentrata sul settore tessile.

Come sono i rapporti con l'amministrazione carceraria e con la direttrice ?
I rapporti sono ottimi ,senza la volontà della Direzione non sarebbe potuto accadere nulla.

Il reddito che produce questa attività come viene utilizzato?
Le detenute guadagnano quanto previsto dai contratti collettivi nazionali per la loro classe, nelle società cooperative e spesso spediscono quasi tutto alla famiglia per sostenersi, in particolare ai figli. A loro rimane la soddisfazione di imparare un lavoro, conquistare dignità e dare un senso al tempo passato in carcere.

Ritiene che questa cooperativa si possa ampliare o possa assorbire mano d’opera da altri penitenziari?
Il nostro sogno è quello di poter crescere e offrire anche la possibilità di continuare a lavorare con noi dopo l’uscita dal carcere, come già accade con alcune detenute.

Penso che questi manufatti full Made in Italy possano divenire un simbolo di come creare oggetti di consumo sostenibile sfruttando il riciclo di materiali e tessuti di aziende virtuose della moda italiana, e che possano contribuire alla creazione di una nuova filosofia e stile di vita, cosa ne dici?
I prodotti possono essere distinti in due principali categorie: - package, - urban-fashion.
Riteniamo che il package, cioè la busta contenitrice, serve come il pane, e sia trasversale per ogni settore merceologico. Infatti quelle di carta e plastica inquinano, le nostre invece durano una vita. Usando ironia anche nella definizione dei nomi le abbiamo chiamate: L’ Inseparabile, "l' angelo custodia". Buste di uso quotidiano, così comode che quando le indossi non te ne separi più perché la nostra innovazione sta nell’applicare il buon senso alla creatività.

Mi da un’idea dei vostri progetti per il 2011?
Migliorare e ampliare la nostra gamma di prodotti.

Cari amici ricordate che ;
chi acquista un accessorio Made in Carcere non acquista un semplice prodotto, ma un progetto con un insieme di messaggi forti ed importanti ed una bella storia da raccontare: Etica ed Estetica!