Fred Buscaglione, rivoluzionò la musica italiana

Rivoluzionò la musica italiana
Fred Buscaglione
Genio del Jazz e dello Swing
di Fabio Buffa - Slide Italia


Tra le personalità geniali nate a Torino, un posto di primo piano è certamente occupato da Fred Buscaglione. Il cantante spavaldo e istrionico capace di rivoluzionare la musica e le mode dell'Italia anni '50, rottamando lo stile melodico a colpi di Jazz e Swing.
Ferdinando Buscaglione (questo era il suo vero nome) nasce sotto la Mole il 23 novembre 1921: la sua è una famiglia di umile provenienza. Il papà decorava muri e ringhiere, la mamma era portinaia e, a tempo perso, dava lezioni di pianoforte. Fu proprio la passione materna per la musica che influenzò i gusti del Buscaglione ragazzino, allora soprannominato “Nando di Piazza Cavour”.
Dopo le scuole elementari entrò al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino: ma quela musica, imparata con metodi e tecniche così austeri, gli stava “stretta”, lui aveva bisogno di creare ed esprimersi da spirito libero, senza vincoli di ordine tecnico. Insomma, i classici non lo appassionavano. Così decise di lasciare la scuola e dedicarsi all'arte in modo meno accademico e più personale. Nel frattempo aiutava i suoi sotto il profilo economico, facendo il fattorino prima e l'apprendista odontotecnico poi.
Torino accoglieva molti locali notturni, e fu proprio lì che Fred Buscaglione da adolescente iniziò ad esibirsi in pubblico. Se la cavava bene con contrabbasso, pianoforte, tromba e violino, capacità che lo aiutarono a raccogliere sempre discreti successi.
Fu proprio nei locali torinesi che incontra colui che diventerà il suo partner artistico. Al Caffè Ligure conosce infatti Leo Chiosso: è il 1936 e Buscaglione ha 15 anni, Chiosso uno in più. La loro giovane età non impedisce di gettare le basi per quello che sarebbe diventato un sodalizio d'acciaio, infranto solo dalla morte prematura di Fred, a 39 anni.
Dopo quei primi incontri i due momentaneamente si allontanano: anche perchè Chiosso è impegnato con gli studi universitari e sbarca il lunario facendo l'attore comico, Fred si butta a capofitto sul Jazz...poi c'è la guerra.
Chiosso è in Veneto, sottotenente degli Alpini, e dopo l'8 settembre del '43 è deportato in Polonia dai tedeschi. Buscaglione è distaccato in Sardegna e fatto prigioniero dagli Americani. Paradossalmente la disavventura di Fred diventa il trampolino di lancio: entra in contatto con i fratelli Franco e Berto Pisano fa parte del gruppo di Radio Sardegna, prima radio libera dopo i venti anni di dittatura fascista e prima radio ad annunciare la fine della seconda guerra mondiale.
Chiosso e Buscaglione si ritrovano alla fine del conflitto, a Torino. La città della Mole allora era tutto un fervore di locali e voglia di sperimentare musica nuova. Il jazz, tanto caro ai due amici, era terreno fertile per la ricerca di nuove sonorità.
Torino accoglieva la direzione centrale dell'Eiar, quindi rappresentava il luogo ideale per le ambizioni dei due amici. Chiosso e Buscaglione si ritrovano pressoché quotidianamente, a casa dell'uno o dell'altro. Leo mette giù le parole e Fred ne crea il ritmo, costruendo attorno al lavoro del paroliere sonorità che negli anni '50 cambieranno la musica italiana, e non solo.
Ma le canzoni create dai due rimangono dentro i locali notturni italiani: Fred decide di andare anche oltre frontiera, ma non trova nessuno che voglia incidere quei brani, così troppo “agitati”, guasconi, indiavolati. Così troppo....americani.
E' il 1949 e Fred Buscaglione si trova a Lugano per uno spettacolo: incontra Fatima Ben Emabrek, acrobata e contorsionista magrebina. Nasce un amore travolgente, con tanto di fuga romantica sotto la neve con una slitta trainata da un cavallo.
Fatima si converte al cattolicesimo e i due si sposano cristianamente nel 1953. Fatima entra nel gruppo di Fred, gli Asternovas, orchestra formatasi a Torino appena dopo la guerra. Buscaglione di quel sodalizio diventa subito il bandleader. La moglie canta, la sua voce è paragonata a quella di Ella Fitzgerald, ma è Fred l'attrazione. Il suo carattere istrionico ed estroverso, quel suo essere così guasconamente “animale da palcoscenico” mette in ombra Fatima. Sempre più gelosa del successo del marito. Il loro rapporto, passionale e travolgente ma sempre caratterizzato da furibonde liti e gelosie, va in frantumi. Buscaglione rimane solo, con i suoi amici Asternovas e il successo cresce; ma dentro sente un profondo vuoto lasciato dalla separazione affettiva da Fatima.
La popolarità del cantante non conosce più limiti e arriva l'incontro con l'amico e collega Gino Latilla, che aveva appena ottenuto un discreto successo con una canzone firmata proprio da Chiosso-Buscaglione. Latilla propone ad un discografico della Cetra di incidere le canzoni di Fred, il dirigente della casa discografica non ne vuole sapere, così Latilla proporne di anticipare lui le spese. Nasce un 78 giri che contiene ”Che bambola” e “Giacomino”. Latilla riempie la propria automobile di dischi e li distribuisce in giro. E' il primo passo per quella che diventerà la vendita di ben 980 mila copie.
La fama di Fred Buscaglione passa così dai muri fumosi dei locali notturni al grande pubblico. “Che bambola” è una “bomba” che spazza via il modo tradizionale di intendere la musica. La gente conosce il jazz e lo stile americano del duro, spavaldo, bullo, messo in scena da Fred con tanta autoironia. Nascono due polarità musicali americaneggianti tutte italiane: una al nord, con Busaglione l'altra al Sud con Renato Carosone. I due si incontrano-scontrano scherzosamente nella trasmissione televisiva “serata di gala” dove se le danno (verbalmente) di santa ragione, scherzando proprio sulla dicotomia Napoli-Torino.
La popolarità di Fred arriva poi al Musichiere di Mario Riva, dove Buscaglione canta con un coro di bambini, che lo sfottono e lui si fa sfottere di gusto, per le sue allusioni all'alcol (ho il whisky facile) e alla vita sregolata. I fanciulli del coro rappresentano la sua coscienza, che lo vorrebbe con la testa a posto. In quella puntata del Musichiere nasce così un siparietto che rende Biuscaglione simpatico anche ai moralisti.
Alla fine degli anni cinquanta il cantante torinese è uno degli artisti più famosi e richiesti: concerti, dischi, pubblicità, cinema televisione. Tutti voglio lui. Buscaglione vive sempre di corsa: la mattina fa cinema, il pomeriggio è in sala d'incisione e la sera fa concerti. La sua esistenza è sempre più frenetica. Fred è stanco. Quasi quasi vorrebbe levarsi i panni del bullo, duro e irriverente, sempre alle prese con vite spericolate e con belle donne manesche e dal grilletto facile.
Vuole esprimersi con una vena sottile, riflessiva e romantica: così dopo “Teresa non sparare”, “Che bambola”, “Pensa ai fatti tuoi”, “Whisky facile” ed “Eri piccola così”, nasce quel capolavoro struggente che porta il titolo di “Guarda che luna”.
E' la mattina del 3 febbraio del 1960, Fred Buscaglione rientra all'Hotel Rivoli di Roma dopo l'ennesima serata esagerata di concerti ed applausi. E' stanco, alla guida della sua Ford Thunderbird lilla vede un camion che sta arrivando da un lato della strada, accelera per evitarlo, ma lo scontro è tremendo. Fred Buscaglione muore, malgrado i tempestivi soccorsi del guidatore del furgone e di una guardia. Muore una stella, colui che ha regalato agli italiani un nuovo modo di intendere la musica e la vita. Fatto di ritmo, ironia, spavalderia ma anche tanta umiltà. Perchè il lavoro di Fred e del caro amico Chiosso è stato certosino, capillare, mai caratterizzato da supponenza e presunzione.
Dopo la morte di Buscaglione arriveranno i Beatles, che porranno in essere quel lavoro di rottamazione del “vecchio”, avviato, in Italia, proprio dal nostro caro Fred.