Luca Tilocca, spaccapietre per professione, spaccacuore nella musica

 Il diploma di Mogol e poi……
di Alessandra Mura - Slide 

Quando ascolti la sua voce, resti un quarto d’ora ad immaginarti il suo volto. Ma non potrai mai immaginare le lacrime e il sudore che ci sono dietro l'esibizione di "Deo ti gheria Maria", canzone scritta e musicata da Fabrizio De Andrè, e che Andrea Parodi, amico di Mogol, fece in lingua sarda. 
Le conquiste fanno parte della vita, così come le sconfitte. Noi vogliamo raccontarle perché una voce così non la si dimentica e una storia così, è difficile da immaginare. Luca Tilocca è nato a Genova ma il papà sardo, di Putifigari, ha voluto riportare la famiglia in Sardegna. Lui aveva appena 14 anni. Pochi per capire che strada fare ma abbastanza per comprendere che la sua vita stava cambiando. E la musica lo accompagnò anche in questo percorso, quando la sua realtà era diventata un piccolo paesino del nord ovest della Sardegna, di 300 abitanti. Solo la musica poteva regalargli momenti di serenità e già da quando era piccolo, fu il nonno con la sua passione per il ballo a insegnargli il ritmo, la bellezza dei suoni, la forza curativa della musica. Putifigari. La realtà cambia. Quando arrivarono nella casa paterna, non c’era nemmeno la corrente elettrica. Bisognava ancora fare l’allaccio, non c’erano le porte in casa, si passava il tempo nel bar del paese, dove si chiacchierava, si raccontavano scene di vita quotidiana, dove gli stimoli non erano poi tanti e bisogna inventarseli. 

Inizia così l’avventura sarda nel piccolo paese di Putifigari. La scuola ricominciò ad Alghero, all’istituto d’arte. Ma già da subito, Luca aveva capito che la scuola non gli avrebbe dato la felicità. Era bravissimo, così almeno dicono i suoi voti. Ma c’è stato un momento in cui, al terzo anno, le cose cambiarono. Iniziano le cosiddette “vele” a scuola, erano più le volte che andava in giro che a lezione. Non aveva più voglia di studiare, questa era la verità. Inizia il percorso difficile della sua introspezione. 

I capelli lunghi, fumava come la maggior parte dei suoi compagni, gli piaceva fare il ragazzaccio, il classico ragazzo scapestrato, buono ma ribelle, dal cuore d’oro ma col suo mondo. La scuola non lo attraeva più, aveva capito che la musica sarebbe stata il suo futuro, ma sapeva che doveva lavorare, non poteva starsene con le mani in mano. Inizia a capire cosa significa lavorare duro dalla mattina presto nei campi, il lavoro agricolo, nobile sacrificio di un ragazzo che ha imparato il più difficile dei mestieri. 

La fatica era tanta, ma non poteva stare a guardare la madre e il padre che lavoravano anche per mantenere lui. La sua responsabilità lo ha portato a fare qualsiasi cosa, anche il servo pastore. Camminare nei poderi alle prime luci dell’alba, curare il gregge, aiutare i pastori nei lavori della campagna, ha imparato a sacrificare la sua adolescenza, è cresciuto nella umiltà dei grandi insegnanti, quelli che non conoscono bene le regole della sintassi, ma conoscono alla perfezione la cultura della vita. Faceva questo, cantando. 

Passava il suo tempo cantando. Nella bellezza della campagna, dove il suono della voce si perde all’infinito, lui cantava. Era un piccolo grande talento, era un piccolo uomo che sognava Sanremo. La sua vita cambiò radicalmente quando decise di partire per fare il carabiniere a Reggio Calabria. Un’altra fase della sua vita iniziò. Cambio radicale, la scuola allievi. A 19 anni ritrovarsi con una divisa addosso, affrontare il pericolo e tornare a casa, in Ogliastra, in quegli anni una terra calda, dove il pericolo dei sequestri era sempre dietro l’angolo. Passano due anni, e nonostante l’idoneità, i posti erano diminuiti e non entrò a far parte dell’arma. A 21 anni Luca rientra a casa. Lui faceva parte del coro di Putifigari e la sua passione per la musica non l’ha mai abbandonato. Era l’unica costante della sua vita, insieme all’amore per i genitori. 

A 21 anni conosce il grande amore, una bellissima ragazza di Ierzu. Per lei ha fatto grandi sacrifici, l’amore quello che decanta nelle sue canzoni, è puro e incondizionato, per questo amore doveva fare l’impossibile. E così, a causa del poco lavoro fece la pazzia, trasferirsi a Bergamo con lei dove iniziarono una nuova vita. Lui lavorava all’officina carta valori, la Pozzuoli. Sembrava andare tutto per il verso giusto ma il Mal di Sardegna ha colpito la sua amata, questa nostalgia terribile che attanaglia tutti quelli che decidono di partire e lasciare il profumo delle bacche di mirto del mattino, o la risacca marina che danza al tramonto. Ecco che nonostante il posto fisso, Luca torna in Sardegna, dove muore la sua storia d’amore. E tutto da rifare da capo. Ha dovuto imparare a lavorare come muratore. Faceva i muretti a secco, ha iniziato a lavorare la pietra, lo spaccapietre lo chiamavano. Inizia la vera tormenta della vita. Sua madre si ammala. La donna più importante della sua vita soffre di un male terribile. La diagnosi: misotelioma peritoneale, causa esposizione amianto. Come, esposizione amianto? L’incubo di capire cosa era successo e trovare una soluzione. Bisognava andare affondo in questa storia. 

Quando aveva 17 anni, sua madre lavorava per una casa farmaceutica, dove producevano i medicinali. “Lavorava senza mascherina -ci racconta Luca- non usavano i guanti, mia madre si è ammalata e non sapeva cosa le stava succedendo, non sapeva che non era colpa sua.” Luca ha subito con estrema impotenza questa grave malattia, e l’unica salvezza per lui è stato sempre il canto. Doveva combattere insieme alla madre, e lo ha fatto in una condizione psicologica positiva perché in quel momento conosce il suo grande amore e si sposò. Giovanissimo, testardo, amante della vita e delle donne, decise di fare il grande passo. Forse un passo affrettato in realtà perché due mesi dopo il matrimonio, la storia naufraga inesorabilmente. 

Dopo soli due mesi Luca si trova senza casa, senza macchina, senza donna, con tanto dolore da sopportare e grandi delusioni. Tormenti, disperazione, dolore, rivalsa, questo turbinio di sentimenti lo ha fatto reagire nell’unico modo possibile: cantando. Ha cantato la sua rivalsa, ha deciso di fare qualcosa per se stesso, ha voluto a tutti i costi dimostrare che lo spaccapietre e lo spaccacuore doveva fare un altro passo: spaccare nella musica. Inizia l’avventura del cantante Luca Tilocca. Stringe amicizia con Soleandro, un eccentrico cantautore di Putifigari conosciuto e apprezzato in tutta l’isola. E con lui inizia fare progetti. Hanno creduto tutti nel miracolo della sua voce, la sua potenza vocale, poteva essere tradita solo dall’inesperienza. Per il resto, c’era un grande cantante che doveva uscire fuori. Nasce così la Band, la sua prima band. 

Lavorava in due cantieri dalla mattina alla sera e prima di dedicarsi al riposo, c’era lei, la sua musica. Spaccava pietre di giorno, per 10 ore al giorno, e poi aveva le forze di cantare. Inizia la sua avventura come cantante, girando nei vari spettacoli di piazza, facendosi conoscere dalla sua gente. Si è esibito in tutte le piazze sarde, dalle più piccole alle più famigerate. E se c’era ancora una cosa che doveva fare per se era diplomarsi al Cet, la scuola di Mogol. Così è stato. Un traguardo importante per un piccolo grande cantautore che sapeva cantare solo in sardo o le canzoni di De Andrè. 

Il resto non faceva parte del suo bagaglio culturale, per scelta, perché non gli apparteneva. “Sono entrato al Cet 4 anni fa, e la mia visione della vita è cambiata. Li ho conosciuto cantanti e artisti con la A maiuscola, geni della musica che nemmeno se la tiravano, ed io, piccolo sprovveduto, ho imparato tantissimo. E’ stata un’esperienza incredibile” Un traguardo importante è stato il conseguimento del diploma conferitogli dal maestro Mogol, che di Tilocca ha apprezzato la voce matura, con l'esibizione di "Deo ti gheria Maria", canzone che Andrea Parodi, amico di Mogol, fece in lingua sarda, e il "difficile" brano "Romeo And Juliet" dei Dire Straits. Dopo il Cet Luca Tilocca inizia a farsi conoscere. Esce il suo inedito” Aria”.

Ed è un successo. La vita musicale di Luca Tilocca inizia qui, di giorno spaccapietre, si notte spaccacuori. Lo fa cantando, perché a parte il suo viso pulito da bravo ragazzo, c’è nella sua Aria, il talento che deve ancora esplodere.